di Filomena Baratto
Vico Equense - Caravaggio, Michelangelo Merisi, con la sua pittura, ha sconvolto la tecnica e la visione della realtà per dipingere "il vero svelato dal lume della natura". Artista nato a Bergamo nel 1571, è il pittore più amato, copiato e ammirato del nostro panorama artistico. Tra le sue opere emerge anche il Narciso, di indiscussa bellezza, che gli è stata attribuita dopo lunghi anni di diagnostica e di restauro .
Rossella Vodret ha curato un testo particolarmente bello sul Caravaggio, che ho letto con immenso piacere e ho molto apprezzato per l'ampia trattazione, per le immagini nitide e per la critica relativa alla composizione delle opere e i riscontri emersi dal restauro, il tutto documentato in modo ineccepibile. Un'opera esauriente ed esaustiva dove si discute delle fasi di studio per la sua attribuzione a favore di Caravaggio.
La bellezza del dipinto è tutta ripiegata in questo sguardo del fanciullo che si specchia nell'acqua, nell'azione stessa di ammirarsi o comunque scoprirsi per la prima volta quasi come un rivelarsi a se stesso.
Narciso è un mito ampiamente ripreso in letteratura con molte opere che si rifanno al giovinetto il quale, specchiandosi nell'acqua, si innamora della sua immagine.
Tra i capolavori, che si fondano sull'amore per se stessi, impossibile non citare il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, ma anche Controcorrente di Joris Karl Huysmans, il piacere di G. D'Annunzio e, prima ancora, le Bucoliche di Virgilio dove il pastore Coridone effettua la stessa scoperta, per trovare ampio spazio e la sua migliore celebrazione nelle Metamorfosi di Ovidio.
Da sempre Narciso rappresenta la nostra lotta interiore dove l'io assume proporzioni smisurate. E' un tema sempre caro, sempre nuovo, difficile da esaurirsi per le aperture continue su cui ci immette e produce fiumi di parole grazie al suo fascino.
Sin dall'inizio Caravaggio si serve del testo ovidiano delle Metamorfosi per porre mano al suo Narciso là dove dice:"Il fanciullo spossato dalle fatiche della caccia e dalla calura, si getta bocconi, attratto dalla bellezza del posto e della fonte, ma mentre cerca di sedare la sete, un'altra sete gli cresce: invaghitosi della forma che vede riflessa..."
L'emozione di questo Narciso è innanzitutto nella massa compositiva, in una posizione così anomala e compatta che mette in primo piano alcuni elementi: il ginocchio illuminato quasi in posizione centrale, la luminosità della manica a sbuffo che cattura la nostra attenzione, la posizione del viso e l'appoggio delle mani.
Dagli studi effettuati sulla tela si perviene al suo processo generativo, attraverso una serie di radiografie che ci informano dei ripensamenti in itinere e che il risultato finale è stato il frutto di continui cambiamenti. I pentimenti del pittore sono avvenuti, in questo caso, non per essere aderente alla realtà, come di solito avviene nella pittura di Caravaggio ma per riprendere lo stupore che qui ha il suo momento di gloria in questa flessione, dove la testa effettua una rotazione spropositata per spingersi nell'acqua a riflettersi.
Caravaggio effettua vari cambiamenti tra cui: la mano a destra, inizialmente nell'acqua, il ciuffo di capelli riverso sulla manica e l'innalzamento della figura nell'ultima versione. Caravaggio non si è limitato a raccontare il mito, ma ha racchiuso nella tela l'acme del momento più intenso, quello del desiderio di possedere il suo riflesso. Il motivo emerge così bene che è stato necessario un inganno visivo: sia il riflesso del ginocchio che il profilo del viso, risultano essere spostati verso l'alto. Inizialmente la mano a destra era completamente immersa nell'acqua e il ciuffo di capelli mancava. La tecnica è stata quella di dipingere la parte superiore ribaltando il tutto a 180 gradi con l'aiuto di un gioco di specchi.
In natura non si verifica una posizione del genere per guardare la propria immagine riflessa, ma il pittore ha volto i suoi sforzi a rendere Narciso aderente al mito, cercando strategie per creare l'effetto, volendo sottolineare il carattere ingannatore del riflesso. L'opera fu commissionata dal Cardinale Del Monte, uomo raffinato e colto, che chiese un'opera non solo bella ma che rivelasse quella complessità concettuale insita nel mito di Narciso che rende quest'opera unica.
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