Si definiscono "deportati", orfani di una scuola vicino casa in cui insegnare
Vico Equense - “Oggi ho dovuto lasciare nel mio bel paesello i miei tre figli (di 7 anni, 4 anni e 7 mesi), mio marito e tutto il resto della mia famiglia poiché domani riprendo a lavorare, in una zona limitrofa di Roma nord. Per il momento, ci vedremo solo nei weekend.” Quella di Carmelina Ruggiero, insegnante di Vico Equense, è solo una delle migliaia di storie dei protagonisti dell’esodo imposto dalla “Buona scuola” ai docenti campani neoassunti dalle graduatorie nazionali a esaurimento. Oramai è giunto il fatidico primo settembre, giorno in cui i docenti trasferiti al centro – nord Italia prendono servizio nelle scuole assegnate loro. “Si che è fondamentale che una donna lavori, oggi due stipendi sono necessari ma anche per essere economicamente indipendente. Ma anche per dare ai figli qualcosa in più... Voglio sottolineare che amo il mio lavoro, lo faccio con grande passione. Ma lo stipendio di una maestra non è lo stipendio di un onorevole, noi maestre non abbiamo l'aereo gratis, l'alloggio gratis ecc...” Chi in macchina, chi in aereo e chi in treno, negli scorsi giorni i docenti hanno raggiunto le sedi assegnate. “Ho letto molti post su Facebook – conclude Carmelina Ruggiero - sulla situazione di noi insegnanti "deportati". Molti sono solidali ma moltissimi sono "acidi"... Ecco, cari amici di Facebook, vi chiedo di non commentare il mio post ma semplicemente di pensare "se accadesse a me..."”Intanto, all’amarezza che connota questa partenza, si aggiunge la speranza di tornare presto a casa. Una speranza che prende il nome di assegnazioni provvisorie.
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