Capri - E’ questo il primo appuntamento che si è svolto ad Anacapri negli ampi spazi verdi tra la Grotta Azzurra ed il Faro, dove crescono da sempre gli olivi che vengono trasformati nell’olio a cui è stato dato il nome “L’Oro di Capri”. A spiegare il progetto il coordinatore Carlo Lelj Garolla, il quale ha rivelato la filosofia dell’associazione, presieduta da Pierluigi Della Femina, partita dalla risistemazione della zona a macchia, a lungo rimasta abbandonata e sommersa dalla vegetazione. Un’attività che ha riportato alla luce gli alberi di olivo, dai quali oggi si ricava un olio che segue il disciplinare della Regione Campania, che ne certifica l’autenticità e la qualità, facendolo rientrare ai primi posti della classifica tra gli oli della Penisola Sorrentina e Capri e portando l’olio “Il Cappero” ad essere insignito dell’attestato di Grande Olio da Slow Food. Nell’appuntamento di ieri è intervento l’agronomo Angelo Loconte il quale ha spiegato agli chef che hanno partecipato all’iniziativa con interesse delle qualità organolettiche dell’olio parlando delle specificità del prodotto. Dopo la straordinaria passeggiata nel verde sulle coste a picco sul mare, l’agronomo Loconte ha guidato i vari chef in una degustazione delle tre tipologie di olio ottenute dalla raccolta delle tre annate, sino all’ultimo olio uscito dai frantoi quest’autunno.
Gli chef hanno potuto apprezzare le diverse fragranze aromatiche dell’olio che spaziano dal rosmarino al timo ed al mirto, piante che fanno parte della macchia mediterranea e della flora spontanea caprese e che in parte gli alunni delle scuole superiori dell’isola hanno contribuito a ripiantare negli spazi che sono stati recuperati per la piantumazione di ulteriori alberi di ulivo. Ma non solo olio ed olive di qualità, al centro dell’incontro c’è stato un tema di interesse importante, la biodiversità ottenuta anche attraverso la coltivazioni di leguminose, come le “cicerchie”, che erano un componente essenziale della cucina caprese di un tempo, che ancora si ritrovano nelle antiche ricette nelle case di diversi isolani. A riportare in auge quest’antica coltura è stato uno dei soci dell’Oro di Capri, Vincenzo Torelli, che ha ribadito l’importanza di ritornare a questo tipo di coltivazione anche per far crescere fra le nuove generazioni l’attaccamento al proprio territorio ed alle tradizioni enogastronomiche d’origine. Il progetto continuerà con altri incontri e degustazioni, passeggiate negli oliveti di Anacapri insieme agli appassionati della tutela del territorio dell’isola di Capri.
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