di Filomena Baratto
Vico Equense - L'epifania è una festa religiosa che rievoca la "manifestazione", "l'apparizione" del figlio di Dio in terra. Quel Bambino appena nato fu la vera Epifania. I Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, partirono dall'Oriente verso Betlemme con i loro doni: oro, incenso e mirra. Strada facendo, si unirono a loro altri fedeli per andare a far visita al Re dei Re. Solo una vecchina, all'inizio, rifiutò di seguirli, poi pentitasi, uscì a cercarli e, bussando ad ogni porta, lasciò un dono per ogni bambino. L'episodio della vecchina è ovviamente la leggenda che s'innesta sulla storia e col tempo, nell'immaginario, la Befana è diventata la vecchina che si cala dal comignolo del tetto a dispensare doni. Altre feste religiose si sono tramutate: Carnevale con le maschere, Ferragosto a mare, la festa dei defunti con Halloween. La nostra religione risente di aspetti pagani, come retaggio storico delle tante culture che si sono avvicendate sul nostro territorio ma anche delle leggi del mercato e della mondanità. Nel tempo le feste religiose hanno perso un po' del loro valore iniziale con la rievocazione degli episodi biblici e la partecipazione alle funzioni liturgiche. Come si fa oggi a disgiungere la festa della Befana dal comprare giocattoli e dolci? Come non comprare regali costosi per far bella figura con i figli, le mogli, le fidanzate, soprattutto con i piccoli per i quali si deve fare a gara per il giocattolo "ultima moda"? Nei secoli, forse ci siamo cullati troppo sul fatto che la nostra fosse la religione per antonomasia, non temendo alcun confronto. Ci siamo accorti, col tempo, che non è così. La nostra religione cristiana è una tra le tante, che ha una sua verità e non è quella più praticata. E' la religione che professiamo, in cui crediamo , ma che non sempre seguiamo. La nascita di quel Bambino ci permette di essere chiamati Cristiani, ma talvolta, quel piccolo lo mettiamo da parte, scambiandolo per leggenda, là dove invece è storia vera. Contrariamente al clima aperto e allegro delle festività religiosa, troviamo poi atteggiamenti chiusi della Chiesa nell'affrontare temi come le vocazioni, gli omosessuali, il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, che presentano sempre una difficile gestazione per gli aspetti etici con i quali vanno a scontrarsi.
Temi di forte impatto sociale per i quali bisogna tener conto dei sentimenti delle persone, del punto in cui è arrivata la scienza, delle relazioni interne alla famiglia, del concepimento, evitando discriminazioni o prese di posizioni. Si avverte quasi un'opposizione tra il nostro credo e la modernità. La Chiesa, nel tempo, ha seguito un percorso coraggioso e forte, sin dall'inizio delle sue origini, nell'VIII secolo, con Gregorio Magno. Il "Servus servorum Dei", com'era chiamato, concepì il disegno di rendere autonomo il papato dall'impero bizantino, facendone la guida della Chiesa Universale. Questo fu il suo progetto, che riuscì a concretizzare, in seguito al vuoto creatosi dopo il passaggio del potere imperiale in Oriente. La nascita della Chiesa è avvenuta grazie all'esperienza e all'intelligenza di persone che hanno profuso tutti i loro mezzi e le loro energie per dare stabilità alla nascente comunità cristiana. Papa Gregorio Magno si preoccupò di assicurare alla Cristianità occidentale un'impronta unitaria, diffondendo la liturgia. La Chiesa dovrebbe oggi partecipare molto più alla crescita e alla cura della comunità, piuttosto che all'aspetto più prettamente politico. I tempi cambiano e interferiscono sulle nostre idee, ma non possono interferire sulla fede, che fa parte di noi e ci accompagna e non possiamo eluderla, ma semplicemente viverla. Vivere le feste religiose è partecipare attivamente alla vita cristiana, recandosi a messa e non finire per fare il pasqualino o il natalino per darsi una parvenza di fedele. La religione va seguita, praticata e vissuta altrimenti è solo un atteggiamento sterile e non ha senso dire :"sono cattolico non praticante", la nostra è la religione della partecipazione, dei segni, dell'attivismo e dell'operare in prima persona. Abbandonarsi in un lassismo completo, quasi l'appartenenza religiosa fosse come il nostro gruppo sanguigno o il colore degli occhi, ci fa perdere una grande occasione: capire chi siamo, per che cosa viviamo e quale dono abbiamo ricevuto con la nascita di quel Bambino.
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