Aldo Aveta |
Fonte: Stella Cervasio da La Repubblica Napoli
Liberi per la pronuncia del Tribunale del Riesame, dopo Vito Cappiello anche il collega docente di Architettura Aldo Aveta, difeso da Sergio e Arturo Cola e la soprintendente Adele Campanelli, assistita da Luigi Sena. Entrambi erano agli arresti domiciliari per l'inchiesta sugli appalti della Procura di Napoli. Annullate anche le ordinanze nei confronti di Luigi Conte e Corrado Romano e dell'ex presidente della Mostra d'Oltremare, Andrea Rea, difeso da Orazio De Bernardo che aveva l'obbligo di firma. Pranza con le figlie la soprintendente Campanelli: «Venti giorni difficili. So che la città mi ha espresso solidarietà», dice. Il professore Aveta, dice di avere sempre fiducia nella magistratura. L'hanno chiamato soprattutto studenti: «Per loro sono una guida, sono increduli». L'esperienza lo ha segnato: «Essere svegliato all'alba e portato in questura per l'identificazione è un fatto traumatico per chi si è sempre comportato con correttezza, rigore etico e onestà. Non avevo mai avuto problemi con la giustizia. Sono rimasto isolato nella mia casa di Monte di Dio, unici contatti con i miei avvocati Cola, ma soprattutto l'affetto della mia famiglia, che credendo m me è stata di grandissimo aiuto». Poi che cosa è accaduto? «Il provvedimento comportava anche la verifica del non allontanamento, quindi sono stato controllato, anche nel pieno della notte». Che cosa ha pensato? «È un'esperienza che non auguro a nessuno, destabilizza. Tutta una vita impegnata nella formazione degli architetti nel campo del restauro viene messa in crisi con un colpo di spugna, non conta più niente ciò che hai fatto in 45 anni, sei un indiziato di reato, devi combattere con tutte le tue forze soprattutto intellettuali per evidenziare la correttezza del tuo comportamento».
Lei è indagato per turbativa d'asta come componente di una commissione che doveva assegnare la direzione dei lavori per un restauro nel casertano. «Una serie di castelli. E ora sono convinto che i professori universitari non debbano partecipare a simili commissioni: la legislazione dei lavori pubblici oggi non solo è complessa e contorta ma nelle sue applicazioni richiama una infinità di pronunciamenti, dell'Anac e di altri indirizzi, per questo motivo chi non svolge con continuità questo tipo di ruolo rischia di non governare il processo valutativo nella forma adeguata. L'Ordine degli Architetti dovrebbe metterci mano». Sapeva che le commissioni sono scivolose? «Ne ho fatto parte solo occasionalmente e quasi per un dovere istituzionale: gli enti quotidianamente richiedono esperti di vari settori». Cosa ha fatto come prima cosa dopo la scarcerazione? «Ho risposto alle telefonate di amici e anche dei meno amici che conoscono le mie battaglie per la città e i miei comportamenti rigorosi e liberi da condizionamenti. Ora attendo la motivazio ne del Mésame, conto su un chiarimento definitivo sulla posizione nella qualità di commissario. Gli altri professori coinvolti nell'inchiesta li conosco da decenni e ne ho una grandissima stima, spero nella revoca anche per loro. Ho sempre fornito proposte ispirate a una critica costruttiva, sia in merito al Prg della città, che ci ha mummificato dal 2004, che al progetto Sirena, all'Unesco e a Monumentando, e anche uno studio importante su Castel Capuano e Castel Nuovo. Posizioni critiche che in questa città non vengono apprezzate perché prevale un clima di compiacenti rapporti. Così mi sono fatto tanti nemici».
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