Marina di Vico |
Ricordo l’anno scorso nell’Aula Magna di scuola, man mano che avanzavi dal lato opposto al mio e mi venivi incontro, mi chiedevo quale fosse il motivo, visto che non avevamo mai scambiato più di qualche parola insieme. Con un sorriso e un garbo mi hai detto grazie di non averti lasciata sola per tutta l’estate scorsa in un momento della tua vita molto delicato. Mi hai raccontato che di buon mattino, appena sveglia, il primo pensiero, dopo il caffè, è leggere il Blog. Mi hai riferito come sentissi tue le cose che leggevi e sempre col sorriso, lasciandomi senza parole, mi esortavi a continuare. Mentre me ne parlavi, ti immaginavo con la tazzina di caffè davanti al computer, con un’ampia finestra che apriva allo spettacolo del mare, magari ancora assonnata, in un incontro virtuale tra noi. Ho pensato: “Chissà se avrò scritto cose interessanti per lei, o cosa le sarà piaciuto di più”. Mi hai detto che, oltre agli articoli qui sul Blog, hai letto anche i miei libri, che eri preparata su di me. Sembrava ci conoscessimo da sempre. Mi piace quella tua forza dietro il sorriso e la finta spensieratezza, ma nei tuoi occhi leggo una malcelata tristezza. Quando inizio a scrivere penso a cosa ti piacerebbe leggere, quale utilità ne potrai trarre. Mentre scrivo ti interrogo, immagino quello che dici, agli argomenti di tuo interesse. Hai seminato bene, sei un’insegnante di quelle che ce ne sono poche o forse non ce ne sono più, seguita da tutti e che resta nel cuore di molti. Sei una persona che insegna prima ancora con i gesti, il sorriso, la giovialità, la dolcezza e gli esempi. Una persona aperta al prossimo, aggraziata, essenziale, vera. Sono io che ancora imparo da persone come te che con la loro generosità, sottovoce, riescono a colpirmi profondamente. Quando sei venuta vicino a ringraziarmi l’anno scorso, mi sono detta quante persone avrebbero fatto un gesto del genere? In te c’era l’urgenza di farmelo sapere ma anche l’umiltà di dire grazie. Tu mi hai insegnato qualcosa che nemmeno io avrei saputo fare, quella di ringraziare una persona senza nemmeno conoscerla. Siamo tutti presi da noi stessi e non abbiamo tempo per il prossimo sia nel bene che nel male. Attribuiamo alla mancanza di tempo quello che non vogliamo fare mai: dire grazie, visto come sottomissione e uno sminuire la propria persona al cospetto dell’altro. Mi ha colpito il tuo gesto, la tua semplicità, la voglia di farmi sapere che ero virtualmente la persona con cui passavi il tuo tempo e ti confrontavi. E mi chiedo da dove prendi tutta questa forza, dopo tutte le difficoltà che stai incontrando. Quella di insegnare in te è una vocazione e lo fai anche quando non sei nel ruolo. Cara Sabrina ti scrivo proprio dalla pagina che tu leggi con tanto interesse ogni giorno, sicura di sorprenderti, così come il tuo gesto ha sorpreso me e ti ringrazio non tanto per il fatto di leggermi,che ovviamente mi fa piacere, ma per avermi dato una lezione che ti rende ancora più grande. La collega testimone di quanto accaduto l’anno scorso era la stessa che mi accompagnava mercoledì scorso, quando ci siamo fermate davanti alla scuola. Al ritorno, in macchina, mi ha detto: “Che persona, ma ce ne sono ancora come lei?” Le ho risposto: “Meno male che ci sono persone come lei in una giungla di strilloni!” Continueremo a farci compagnia da questa pagina, a prenderci il caffè insieme di mattina virtualmente e volevo rassicurarti per l’estate, staremo ancora a scrivere e a leggerci come vecchie amiche!
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