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giovedì 4 gennaio 2018

“Il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce”

di Filomena Baratto

Vico Equense - L’affermazione è del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti sulla questione sacchetti per frutta e verdura che da gennaio si pagano visto che saranno biodegradabili. L’applicazione della procedura era prevista da tempo ma solo ora è stata applicata. Un modo per adeguarsi alla normativa UE e uniformarsi alla disciplina degli altri sacchetti, quelli oltre i 50 micron, che usiamo per la spesa. Alla notizia c’è stata un moto di avversione dovuta al fatto che il Capodanno ha visto l’aumento di altre tariffe oltre questa. Adesso c’è il rischio di pagarla due volte, visto che le bilance hanno incorporato il peso e il costo. D’altra parte rendendola visibile sullo scontrino, forse avremo maggiore consapevolezza di come vanno gestiti i sacchetti che molto spesso buttiamo nella spazzatura, quando proliferano nei nostri sgabuzzini e credenze. Se serve a prendere atto che stiamo uccidendo il nostro pianeta, soprattutto l’acqua del mare, dove la plastica ha reso difficile la vita dei pesci, che ben venga! Ma da noi gli affari si vestono di necessità. Così per i farmaci, i libri scolastici, e tante altre cose che si prestano ai giri d’affari. L’affare numero uno è lo smaltimento dei rifiuti, una volta era il petrolio, ora saranno proprio questi ultimi a prenderne il posto. Un sacchetto, che sarà un sacchetto da pagare! In Italia tassare è l’attività più legale che esista. Intanto va da sé che dovremmo avere cura dei sacchetti e non buttare tutto quello che passa tra le nostre mani. Quante volte arriviamo a casa con buste della spesa e puntualmente le buttiamo via. Negli anni 60, fino agli anni 80, il sacchetto era costituito da una borsa a uncinetto di rafia colorata a maglia larga. Quando la si riempiva, si allargava prendendo la forma delle cose e bastava a contenere tutta la spesa.
 
Oggi facciamo uno sciupio di carta e plastica, per questo sarebbe meglio avere diversi tipi di borse per quanti usi dobbiamo farne. Ne immagino una di tela per il pane, colore neutro, capiente con manici di stoffa, con scritta su o disegno. Per la spesa di salumeria ne basta una resistente, ben foderata di colore tenue in modo da abbinarsi agli abiti che indossiamo. Per il pesce serve farne una con quegli impermeabili che si usano come soprabiti fuori uso, con applicazione di pesci da non confondere con altre. Poi resta quella per l’abbigliamento, che potrebbe risolversi con un piccolo trolley scorrevole in cui mettere gli acquisti. Sarebbe una vittoria per tutti. Ad ogni acquisto il contenitore giusto. Potremmo sistemarle proprio in quello spazio dello sgabuzzino relegato alle pile di buste inutilizzabili. Una volta logore, provvederemmo a sostituirle con altre nuove. Sarebbe un bel coraggio affrontare un problema ambientale cominciando a riciclare quello che abbiamo. Sarebbe ora che ne prendessimo atto da soli, nelle nostre case, tra le nostre cose che sono infinite rispetto a quelle che usiamo. E poi, tra la plastica che copre ogni nostro spazio e rifiuti di ogni genere che non si smaltiscono in tempo, anche il costo di un sacchetto micron risulta un controsenso. I sacchetti, anche quelli biodegradabili, andrebbero banditi e al loro posto solo borse di materiale naturale o facilmente reperibile e non pericoloso per l’ambiente. Se fossimo così bravi a risolvere il problema, sono sicura che si troverebbe un altro modo per indurci ad altro pagamento , dicendo forse che la spesa necessita di buste pulite ogni volte o che non è permesso portarsi le borse da casa. E’ nostro costume essere avvezzi alle novità senza esserne informati anzitempo. La politica deve prefiggersi programmi con soluzioni idonee e non a caso. Oggi l’astuzia della volpe di cui parlava Machiavelli nel suo Principe, che tanta scuola ha fatto alla nostra classe politica, non basta più. Si chiedono soluzioni durature. L’elettore cerca questo e non altro. Oltre alla politica, ci vuole una coscienza collettiva che non deve attendere solo le normative o infrangere le regole. Scuotere gli animi a riconoscere un problema facendo pagare la busta, sembra l’unico modo di rapportarsi con l’utenza e l’utenza capisce bene solo quando mette mano alla tasca.

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