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mercoledì 3 gennaio 2018
Imposimato, vita da giudice in trincea
Domani a Roma i funerali del magistrato e politico casertano. Il nipote: "Stava scrivendo sui misteri italiani'
Fonte: Raffaele Sardo da La Repubblica Napoli
Stava ultimando il suo nuovo libro su alcuni misteri d'Italia, ma non c'è l'ha fatta a vederlo pubblicato. Ferdinando Imposimato è morto ieri mattina a 81 anni, al Policlinico Gemelli di Roma, dov'era ricoverato da circa un mese. Al suo capezzale c'erano la moglie e le due figlie. È un lutto che, per una fatale coincidenza, segue di poche settimane quello di don Antonio Riboldi, il vescovo emerito di Acerra. Come lui, se ne va una persona che ha speso buona parte della sua vita a combattere il terrorismo e le mafie, ed in particolare la camorra casertana, Imposimato, oltre che un apprezzato giurista, è stato anche tra i più coraggiosi a denunciare le collusioni tra la massoneria, la politica e le mafie ed è stato anche una delle prime toghe "mediatiche", capace di parlare con la gente in maniera diretta. Era nato a Maddaloni (Caserta) il 9 aprile 1936, dove tutti lo conoscevano come "Ferdinando, il giudice".
Qui ha sempre vissuto la sua famiglia (due sorelle e un fratello, mentre un altro fratello vive a Roma). Dopo la sua elezione al Senato nel 1987 come indipendente di sinistra nelle liste del Pci, aveva stabilito a Maddaloni il suo quartier generale. E la ragione c'era. L'il ottobre del 1983, per ordine della mafia siciliana gli uccisero il fratello. Franco e ferirono la moglie. Maria Luisa Rossi, per ritorsione. Volevano fermare le sue delicate inchieste su mafia e massoneria, che da Roma svolgeva come giudice istruttore. Per anni non si è saputo nulla dell'omicidio di Franco Imposimato. A dare le indicazioni necessarie fu il primo pentito del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone. Ferdinando Imposimato, la sera dell'omicidio, davanti all'obitorio, continuava a ripetere: «Al suo posto dovevo esserci io, al suo posto dovevo esserci io». «Per me era come un secondo padre - dice Giuseppe Imposimato, il primogenito del fratello ucciso dalla mafia - dopo il ricovero era tornato a casa alcuni giorni prima di Natale. Ma proprio ieri notte la sua malattia ai polmoni, che lo perseguitava da un po', non gli ha dato tregua. Io e mio fratello Filiberto avevamo passato il Natale con lui a Roma. Mi aveva fatto vedere le bozze del suo libro, ed era lucidissimo come sempre». Ferdinando Imposimato, nel 1992 fu eletto alla Camera e poi nel 1994 nuovamente al Senato. Negli anni della sua esperienza parlamentare, divenne un punto di riferimento per tutto il movimento antimafia della provincia di Caserta, quello nato attraverso le iniziative di don Giuseppe Diana, Renato Natale e tanti altri. Fu lui tra i primi ad aderire alla manifestazione "Liberiamo il futuro" che si tenne nel 1988 a San Cipriano di Aversa, all'interno del Cinema "Faro", in un paese circondato da polizia e carabinieri perché si temeva un assalto dei clan. Fu tra i primi a scoperchiare la pentola dei lavori della Tav, affidati in subappalto a ditte della camorra. Raccontava spesso di un incredulo e sgomento Romano Prodi, di fronte alle sue rivelazioni: «Non è riuscito a dire una sola parola quando gli ho dato il dossier», rammentava. Nel 2013 il Movimento Cinquestelle lo aveva indicato, assieme ad altri nomi, per l'elezione a presidente della Repubblica. A maggio del 2015 una delle sue ultime uscite pubbliche in provincia di Caserta a favore degli operai della Whirlpool, con i quali tenne una infuocata assemblea per difendere il posto di lavoro. «Da ieri la Costituzione ha 70 anni - ha scritto in un tweet il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris - oggi è morto il giudice Imposimato che lottava con passione per l'attuazione della Carta. Addio Ferdinando». I funerali del magistrato si svolgeranno domani a Roma, nella chiesa Mater Ecclesiae, nel quartiere Torrino, all'Eur, alle ore 14.
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