Antonio Padellaro |
«Tanto di cappello all'inchiesta di Fanpage, usando sistemi non tradizionali, ma del tutto legittimi, ha scoperchiato un pentolone maleodorante». Antonio Padellaro, ex direttore, editorialista e presidente della società che edita il Fatto Quotidiano, non ha dubbi: «Un'inchiesta di straordinario impatto mediatico che fa quello che deve fare l'informazione: mettere i cittadini nella condizione di giudicare i nostri amministratori. Questo è il nostro lavoro». Quindi, seppur con «sistemi non tradizionali», lei direttore l'avrebbe sostenuta e pubblicata. «Senza dubbio. Sono abituato a valutare i risultati, se l'agente provocatore è un tizio mandato a provocare una cosa che non è nelle abitudini e commette reato è inaccettabile. Ma se l'ex camorrista trova i topi nel formaggio e trova una connection per delinquere, anche se lo verificherà la magistratura, tanto di cappello». Quindi il problema è solo il risultato? «Questi signori non si passerebbero le valigette senza l'ex camorrista? No, lo farebbero lo stesso». Più che un agente provocatore, Perrella è stato un detonatore? «Esatto. Va lì sapendo e conoscendo i suoi polli e il marcio. Non lo crea lui. Se si organizza una cospirazione per dimostrare quello che non c'è è evidente e anche banale dirlo che non va bene. Bisogna trovare la persona giusta. Da quello che ho letto Perrella si è offerto. Tra l'altro parliamo del mercato dei rifiuti che è una delle azioni più orrende che si possano fare. Qui siamo nel giornalismo investigativo». Non proprio una tradizione italiana. «Si sta tanto parlando di The Post e chi ha visto il film sa che lo scoop è frutto di un furto. La fonte è un signore che forza la stanza dove sono conservati documenti segreti, li porta fuori e li diffonde. E ci vorrà una pronuncia per non far finire in galera tutti. Qual è la differenza tra usare una persona che conosce l'ambiente dei rifiuti e un ladro di documenti? Uno lo celebriamo, l'altro no». Roberto De Luca dopo l'inchiesta si è dimesso. Vincenzo De Luca attacca da giorni i giornalisti. C'è un problema politico?
«Partiamo da De Luca padre e da due aspetti. Quello comico: non si sa mai se è lui o Crozza. Purtroppo è anche il governatore della Campania. E dovrebbe agire non come un capo di un gruppo politico ma rappresentante di un'istituzione fondamentale. Nei video parla come padre di famiglia o come istituzione? Vorrei capirlo. Perché per un'istituzione è inaccettabile. Da genitore potrei anche comprenderlo, ma allora facesse un passo indietro, avrebbe la mia solidarietà». Matteo Renzi sta chiedendo di abbassare i toni, ma alla fine lo difende. «Renzi si presentò come rottamatore, ma ha finito per rottamare chi non è fedele, ma non quella parte del Pd che non ha nulla di un partito che si è fondato su ben altri valori e ideali. Capisco l'imbarazzo. Ad una settimana dal voto non può sconfessare De Luca visto che è un collettore di voti. Bisognava pensarci prima. Alla fine è prigioniero di quei cacicchi di cui voleva liberarsi e ora rischia di essere rottamato lui». Pensa che questa inchiesta incida sulle elezioni? «Aspetti di questo genere che noi deploriamo non tolgono e non aggiungono. Così i rimborsi ai 5 Stelle. Così De Luca sul Pd». .
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