Fonte: Simona Brandolini da Il Corriere del Mezzogiorno
C'è aria di bufera. Reale e metaforica, ufficialmente causa meteo Matteo Renzi oggi non sarà a Pomigliano. Pare abbia annullato anche altre tappe nelle Marche e in Veneto. Alla maniera di Silvio Berlusconi stop ai comizi e giro di tv e radio, prima della chiusura di venerdì a Firenze. Ma non c'è dubbio che l'aria si è fatta pesante per i big soprattutto del Pd. Ieri mattina Ettore Rosato, in tour campano per un paio di giorni, non si è presentato ad un'iniziativa nel quartiere Avvocata mentre lo aspettavano almeno cento elettori. Contestazioni a Vincenzo De Luca anche a Giugliano e Pozzuoli. In vista della visita di Renzi nell'ex Stalingrado d'Italia diventato feudo grillino, i Cobas hanno affisso manifesti a lutto e una macabra, anzi orribile, foto del segretario nazionale del Pd in una bara. E chi è corso in aiuto di Renzi? Il nemico numero 1, il pomiglianese Luigi Di Maio, sempre più di governo e meno di piazza: «I manifesti dei Cobas contro Matteo Renzi comparsi a Pomigliano d'Arco sono semplicemente inaccettabili, incompatibili con la campagna elettorale di un Paese civile». Quelli del manifesto anti-Renzi, sono gli stessi del comitato di lotta licenziati e cassintegrati Fiat e del collettivo 48 Ohm che avevano mozzato la testa a Sgarbi (sempre su un manifesto), candidato nel collegio per il centrodestra, e contestato il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore lanciando rotoli di carta igienica. «È una provocazione satirica», minimizza Mimmo Mignano, operaio della Fiat di Pomigliano che l'azienda paga ma senza farlo lavorare. Una piazza davvero calda quella di Pomigliano dove appunto è candidato il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio.
Era questo il motivo che aveva spinto Renzi a organizzare un incontro nell'aula consiliare cittadina. Partito, per la verità, già in maniera sbagliata. Su facebook infatti il Pd di Pomigliano aveva, in maniera frettolosa, pubblicizzato l'iniziativa senza un'ufficializzazione. Tanto che Vincenzo Romano, il segretario del circolo cittadino, ha dovuto fare marcia indietro: «Si comunica che Matteo Renzi che domani 27 febbraio non potrà essere a Pomigliano per motivi di agenda. Dunque stiamo celermente provvedendo alla riorganizzazione dell'evento contando di poterlo accogliere il 28 febbraio o l’1 marzo. Nelle prossime ore saremo in grado di comunicare oltre la data, l'ora e il luogo dell'evento». Già a leggere i commenti in calce alla notizia uno si poteva fare un'idea del clima: «Vabbé allora mi farò una bella insalata di pomodori con il regalo che gli avevo preso». Ieri mattina la conferma: annullata la visita di Renzi. «Ci dispiace — spiega Romano —. Tra l'altro tutti lo aspettavano. Da tempo». La scelta di Renzi di tornare in Campania non era affatto casuale. La regione è davvero l'Ohio d'Italia. Non a favore del Pd, ma se l'intento è quello di arginare i grillini, i dem devono tentare di non crollare rovinosamente. Da qui la decisione di mettere la faccia in un paese a chiara trazione 5 Stelle. Sarà il cattivo tempo, saranno i sondaggi (che non possono più essere pubblicati ma fanno pensare al peggio), sarà il rischio contestazioni, il segretario del Pd ha dovuto mollare i suoi propositi dell'ultim'ora. «In questa campagna elettorale hanno fatto più rumore gli insulti e le minacce delle parole di buon senso — commenta la segretaria regionale Assunta Tartaglione —. Comunque vada il 4 marzo sono orgogliosa che il Pd e questa comunità che ho l'onore di rappresentare siano rimasti lontani anni luce da parole e simboli di morte». Pare che venerdì il ministro della Cultura, Dario Franceschini, chiuderà a Pompei la campagna elettorale. Ma in un albergo.
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