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Salvatore Ferraro e Gennaro Lauro |
Vico Equense - Questa sera nell’ambito della manifestazione Spaziar(t)e, organizzata da Vicolab e patrocinata dal Comune di Vico Equense, nello storico palazzo comunale conferenza del Professor Salvatore Ferraro su Paolo Regio, vescovo di Vico Equense. Chi entra nell’ex Cattedrale dell’Annunziata può ammirare nella navata sinistra il sepolcro che il vescovo della Città dal 1583 al 1607, si fece costruire con un suo ritratto cinquecentesco e due epigrafi da lui approntate. Nel corso della conferenza il Professor Ferraro ha parlato degli ultimi studi su Regio e sulla ristampa di alcune rare opere. Nato a Napoli nel 1541, compì una valida preparazione letteraria e giuridica e sposò la nobildonna Vittoria Rocca, da cui ebbe un figlio, Ferrante, morte in giovane età. Rimasto vedovo, entrò nella vita ecclesiastica, in cui si svolse un ruolo molto attivo, divenendo ben presto vescovo di Vico Equense. Nei ventiquattro anni in cui fu vescovo non trascurò mai il suo interesse per la scrittura, anzi incremento i contatti con letterati e intellettuali napoletani, guidò e soprattutto favorire l'attività della tipografia vicana, chiamando in città diversi tipografi, tra i quali Giuseppe Cacchi che, tra il 1583 e il 1593, alternò il suo lavoro tra Napoli e Vico Equense e di cui Regio fu consulente editoriale. Dopo approfondite ricerche Salvatore Ferraro, continuando gli studi di Benito Iezzi, è riuscito ad attestare la presenza a Vico di una tipografia autonoma che grazie all'impulso datole dal vescovo, per circa un quindicennio ha prodotto una cinquantina di opere, oggi assai rare. Oltre a Cacchi furono, infatti, attivi gli stampatori Ausilio, Cappelli, Pace, Salviani, che preferivano le composizioni agiografiche, teologiche, giuridiche e scientifiche, ma non trascurarono altre tematiche trattate da un notevole numero di autori. Gli ultimi anni di vita del vescovo non furono sereni. Lo stesso Regio fece riferimento alla sua sofferenza e alla propria solitudine nei Cantici spirituali (1602). Non mancarono contrasti con i canonici della cattedrale di Vico, contrari alle spese per le sue pubblicazioni. Morì a Vico Equense nel 1607.
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