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lunedì 8 aprile 2019

C’era una volta un fiume…

di Filomena Baratto

Vico Equense - La storia di un fiume è la nostra storia, racconta del passato e del presente. Una volta il Sarno era un normale fiume che scorreva per 24 km di tranquillità fino alla foce nel golfo di Stabia. Allora lungo le rive c’erano i pioppi e i salici, con le sponde erbose e i prati in fiore. Scorreva lento e silenzioso e le sue acque erano trasparenti, tanto da permettere i bagni. Qua e là potevi vedere anche il fondale con le trote e le anguille. Lungo le rive oche e anitre, uccelli che facevano nidi in ogni antro. Sentivi il gracidare delle rane e le cicale nelle sere d’estate. Sotto le chiome folte e verdi scorrazzavano passeggini con bambini che avevano bisogno di respirare aria pura. La pertosse toglieva loro il fiato e molti medici prescrivevano l’aria buona del fiume. Era citato anche dai poeti: “Lodan vostra inclit’iopra il Tebro, e l’Arno, L’Appennin, l’Alpe, il mar d’Adria, e il Tirreno; Ma più che l’acque illustri, e ‘l bel terreno, Il mio Vesevo, il buon Sebeto, e ‘l Sarno.” Luigi Tansillo La favola si è poi interrotta, il fiume si è ingrossato, le acque mutate, le rive appesantite. Abbiamo visto scorrere sul suo corso una scarpa, un tavolo, un bidone, una testa di animale, una sagoma di auto o motorino, un secchio di veleno, una medicina... Tutta la bellezza di un tempo si è trasformata in acqua malsana dal colore marrone, dal puzzo insopportabile, paludi nelle anse bloccate dai detriti. I prati lungo gli argini si sono tramutati in rovi, con covi di roditori e serpi. Sono cresciute canne alte più degli alberi come mura di cinta a un disastro da coprire. E la favola si è trasformata in tragedia. Quando era un fiume normale, a stento lo conoscevano, ora, da quando è diventato famoso per essere il fiume più inquinato d’Europa, risalta alle cronache. La sua morte è avvenuta lentamente sotto gli occhi di tutti. Che sia una fogna e non più un letto d’acqua che scende a mare, è risaputo. E si è lasciato passare per normalità anche la sua tragedia.
 
Non è solo la plastica che lo uccide ma l’essere diventato lo sversatoio delle fabbriche, delle concerie, degli scoli dei campi pieni di pesticidi. Ed è inquinato lungo tutto il tratto, fin quasi nelle prossimità della sorgente alle pendici del Saro nei monti Picentini per poi scendere verso Sarno, Poggiomarino, San Marzano, Striano, San Valentino Torio, Nocera Inferiore, Angri, Scafati, Pompei, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata. Nel 2003 fu istituito il Parco Naturale Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno, un’ampia area ricca di specie protette che non si capisce come potranno sopravvivere intorno ad acque avvelenate. Nei giorni di pioggia, poi, quando il fiume esonda, espande intorno tutto ciò che trasporta. Chi ha dragato il fiume ha visto specie di pesci mutati e piante irriconoscibili. Eppure nel tempo sono stati stanziati soldi, avviate procedure, nati enti per trovare una cura efficace e in nome di una bonifica mai avvenuta. Il fiume è ancora una pattumiera, che riceve gli scoli delle fabbriche e i rifiuti tossici. Uccidere un fiume è facile, ma la vita ci ritorna quello che abbiamo dato e se la giustizia umana non è capace di prendere provvedimenti, ci pensa la natura. Così una volta lungo le rive si portavano i bambini, oggi quegli stessi non possono avvicinarsi per l’aria fetida e malsana. Sono in aumento le malattie polmonari che colpiscono soprattutto i più deboli e non è un caso che i malati di cancro siano in aumento. Se una volta questa era una terra felix, oggi, è veramente infelix. Ma quanti anni vuoi campare? E visto che la vita media è di 70 anni, ai vecchi il problema non interessa, ai giovani non è ancora noto e quelli dell’età di mezzo hanno altro per la testa. Ma coloro che sono stati inerti, quando dovevano impegnarsi per questa causa, ce l’hanno la faccia di lasciare in eredità questo scempio? Con quale coraggio continuiamo a mangiare carciofi e insalate irrigate con acque velenose? Un fiume dà vita al suo popolo, come insegna la storia, ma può, in questo caso, essere la sua distruzione. Dal lontano 1969, anno in cui era ancora un fiume pulito, sono passati 50 anni durante i quali è avvenuta la sua lenta agonia. E’ inutile stanziare soldi se poi si continua a permettere alle fabbriche di sversare illegalmente acque reflue industriali per non interferire nelle loro economie, che, se per un verso sono diventate floride, dall’altro crescono a danno del fiume e dell’ambiente.

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