Penisola sorrentina - Il Wwf Terre del Tirreno invita i sindaci a intervenire per vietare l’uso di quei botti e fuochi pirotecnici che per dimensioni, entità del rumore e gittata rappresentano un grave rischio e disturbo non solo per l’uomo ma anche per gli animali domestici e selvatici, tra cui i tanti uccelli svernanti sui nostri monti e sulle rupi costiere all’interno dell’Area marina protetta di Punta Campanella e del parco regionale dei Monti Lattari. Si stima che ogni anno in Italia almeno 5mila animali muoiano a causa dei botti di fine anno. Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, tra questi anche rapaci, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio alla cieca e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia. Nei gatti, e soprattutto nei cani, un botto crea stress e spavento da indurli a fuggire per scappare dal rumore a loro insopportabile, finendo spesso vittime del traffico o di ostacoli non visibili al buio.
Ciò è dovuto in particolare alla loro soglia uditiva infinitamente più sensibile di quella umana. L’uomo ha un udito con una percezione compresa tra le frequenze denominate infrasuoni, intorno ai 15 hertz, e quelle denominate ultrasuoni, sopra i 15mila hertz. Cani e gatti, invece, hanno facoltà uditive di gran lunga superiori: il cane fino a circa 60mila hertz mentre il gatto fino a 70mila hertz. Negli animali degli allevamenti come mucche, cavalli e conigli, le conseguenze delle esplosioni possono provocare addirittura l’aborto da trauma da spavento. “L’ordinanza anti-botti è un segno di civiltà – sostiene Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – anche se non sempre si riesce a farla rispettare una volta emanata.”
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