Il servizio non è mai partito
Vico Equense - Per le famiglie che hanno bambini che frequentano le scuole primarie nel comune di Vico Equense continua il disagio per la mancanza di alcuni servizi aggiuntivi fondamentali per conciliare i tempi di lavoro e di vita quotidiana. La refezione scolastica è uno di questi. Il servizio, anche se promesso, non è stato ancora attivato dall’amministrazione comunale. Questo deficit ha generato il malcontento di molti genitori, in special modo tra quelli della scuola dell'infanzia della Caulino di Moiano. L’istituto comprensivo, infatti, ha attivato da lunedì prossimo, 7 marzo, il “Progetto Continuità", che si terrà dalle ore 8.00 alle ore 15.00. Un’iniziativa percepita come una svolta, un ritorno alla normalità, molto apprezzata dai genitori. Ma la normalità cui facciamo riferimento, si scontra con le logiche burocratiche. “Negli altri comuni della Penisola sorrentina il servizio mensa è stato garantito fin dall’ inizio dell’anno scolastico, anche durante il picco dei contagi. Nel nostro comune, invece, non è mai partito. Eppure ci è sempre stato comunicato che era in fase di organizzazione...” dicono le mamme, che hanno affidato ai social la loro insoddisfazione. Da lunedì dovranno provvedere al pasto dei loro figli per farli rimanere fino alle ore 15. Ma per i genitori i disagi non finiscono qui, visto che il servizio di trasporto è garantito solo dalle ore 8 alle ore 13, e quindi dovranno anche andare a prenderli alla fine delle lezioni.
“Come vogliamo definire questa situazione? – si chiedono - Si tratta di semplice disorganizzazione o c'è qualcosa di più? Ci si sta nascondendo dietro allo stato di emergenza legato alla pandemia per eliminare un altro servizio solo ed esclusivamente per scopi di bilancio?” Intanto il Comune, con uno scarno comunicato, ha reso noto di aver approvato un atto di indirizzo per la realizzazione di una nuova mensa scolastica nel plesso scolastico della Caulino a Moiano, partecipando all’ avviso pubblico del Ministero dell’Istruzione. Un progetto, con i fondi del Pnrr, che non vedrà la luce prima del 2026. Nel frattempo, sottolineano i genitori “siamo noi a pagarne le conseguenze”.
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