di Salvatore Dare da Metropolis
Sorrento - Antipasto con salumi e formaggi. Poi carne arrostita con patate e verdure. Tutto annaffiato da un vino rosso corposo. Una cena saporita e soprattutto distensiva, ufficialmente organizzata per festeggiare l'elezione alla Città metropolitana del sindaco di Meta Giuseppe Tito ma nei fatti necessaria per appianare divergenze sorte sulle candidature al consiglio metropolitano di Napoli. Non è il "patto della crostata" del 1997 quando D'Alema, Berlusconi, Fini e Marini si ritrovarono a cena per parlare delle riforme costituzionali dell'epoca. Più che altro è il "patto del Bistro" di Sorrento, senza la "t" finale, proprio come il nome del locale di via Atigliana dove l'altra sera i sei sindaci della penisola si sono incontrati. Il leit motiv del vertice è stato chiaro: «Non dividiamoci». Non è un mistero che Tito fosse amareggiato perché, a differenza di 5 anni fa, stavolta non c'è stato fronte comune sulla sua candidatura alla Città Metropolitana. Non tutti i consiglieri delle varie maggioranze hanno espresso una preferenza a suo favore, anche a causa di "candidature" alternative di peso, tipo quelle del sindaco di Vico Equense Peppe Aiello e del presidente del consiglio comunale di Sorrento Luigi Di Prisco. «C'è stato il rischio che la penisola sorrentina non avesse rappresentanza» ha ripetuto Tito a cena.
Il primo cittadino di Meta ha fatto notare ai colleghi che con l'ente provinciale ha sempre lavorato per il territorio, pure in termini di finanziamenti. E non ha mai fatto questioni ideologi che. Tanto che, rasserenati gli animi, si è tornato a discutere della corsa al Parlamento di Sagristani. Il sindaco di Sant’Agnello, agli sgoccioli del suo secondo mandato (per le Comunali si voterà nel 2023 in contemporanea con le Politiche), è disposto a scendere in campo, ovviamente a determinate condizioni sia di partito - bisognerà condividere la strategia con Fratelli d'Italia - sia di supporto. Da qui si è deciso di evitare un caso Tito bis: tutti uniti, gli altri cinque sindaci hanno preannunciato volontà di sostenere Sagristani. E dei partiti poco interessa, compreso Tïto, che si troverebbe, da fedelissimo Pd, a dover tirare la volata a un tesserato di Fratelli d'Italia. Un "avversario" - tra virgolette - politico. E invece non sarà un problema. Patti chiari e amicizia lunga. «La penisola sorrentina - è stato questo il ragionamento dei commensali - ha bisogno di peso parlamentare e per il bene del territorio i partiti vanno in secondo piano». Al tempo le risposte.
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