Vico Equense - La Corte di Appello di Napoli, sezione Lavoro, ha respinto la richiesta di riapertura del procedimento disciplinare che ha portato al licenziamento nel 2015 di Michele Tatarelli, già comandante della polizia locale del Comune di Vico Equense. “Aspetto di leggere le motivazioni e di valutarle con il supporto dei miei legali. Deciderò se intraprendere la strada del ricorso per Cassazione o altro iter giudiziario” il commento dell’ex comandante della polizia di municipale, che sul settimanale Agorà, da sabato in edicola, ripercorre il suo caso giudiziario, che si snoda tra procedimenti penali e civili. “Questa vicenda va avanti da circa quindici anni – spiega Tatarelli - e se accetto il tempo trascorso in attesa della definizione dei processi penali, non accetto il tempo trascorso dopo l’accertamento dei fatti in contestazione che sul piano penale non sussistono; per quello civile siamo in attesa della pronunzia della Cassazione”. L’ex capo dei vigili è stato licenziato per il venir meno del rapporto di fiducia con l’Ente. Tatarelli dal canto suo sostiene che il procedimento di destituzione, avviato a seguito di deposito di sentenza passata in giudicato per intervenuta prescrizione del reato, si è concluso prima che si conoscesse l'esito delle quattro vicende giudiziarie, a quella data pendenti in attesa di giudizio finale. In particolare, dopo il licenziamento, per tre casi dei quattro, cioè quelli penali, per cui è finito sul banco degli accusati, c'è stata l'assoluzione piena e definitiva con la motivazione del perché il fatto non sussiste. L’ultimo di natura civile a tutt’oggi pende in Cassazione. Il settimanale ripercorre nei dettagli la lunga e intricata storia legale dell'ex funzionario comunale, spiegando la natura dei processi che lo hanno coinvolto e visto assolto. La speranza era nella possibilità di una riapertura del procedimento disciplinare con conseguente riesame della decisione, il cui esito finale spetta al Comune nell’esercizio del suo potere disciplinare, discrezionale e autonomo. Tutto ciò al momento non è risultato possibile, sia in primo che in secondo grado i giudici hanno ritenuto che non sussistessero le ragioni a sostegno della riapertura del procedimento disciplinare.
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