di Filomena BarattoLa matematica non è un’opinione. I calcoli danno risultati
inconfutabili, aprendo la strada alle soluzioni.
Purtroppo è considerata una materia non piacevole da insegnare
e di conseguenza appresa male. E mentre cerca soluzioni astratte,
la vita le vuole concrete con i fatti. La gente quando si tratta di
problemi, non ama risolverli, ma procrastinarli, come lunghi
strascichi che, alla fine, si staccano da soli. Il problema vuole
soluzioni attraverso confutazioni d’ipotesi. Lo detta il metodo
scientifico. Nella vita reale alla risoluzione dei problemi
opponiamo il piacere di tergiversare. Non che sia da attribuire
alla mancanza d’intelligenza, è un atteggiamento tutto italiano
quello di chiederci il motivo per cui proprio noi dobbiamo
risolvere qualcosa se d’interesse pubblico. Meglio lasciarlo agli
altri. E’ come se avessimo l’inibizione di muoverci per primi
sapendo che, una volta risolto un problema, se ne presenteranno
altri, senza soluzione di continuità. E anche se la matematica
insegna l’approccio ai problemi, la releghiamo a un mero
esercizio di materia scolastica. Le soluzioni non sono la prima
vocazione della politica, eppure dovrebbe essere così. Si opera
più per convinzione che per logica. E la convinzione è la ruggine
delle nostre menti: se proviamo a staccarla, accade come per il
ferro, a quel posto, dove abbiamo scrostato, resterà un buco, e il
ferro non è più utilizzabile.
Molti procedono senza logica, solo per
inerzia, facendo ammuffire il cervello che, senza il supporto
dell’abitudine e di ciò che ha acquisito, creduto eterno, non
pensa, non si sforza e non risolve. Allora se parli di migranti sei di
sinistra, che significa? Volendo ragionare su quest’affermazione
non ci trovo alcuna logica. Dovremmo trovare una soluzione al
problema in modo oggettivo e non accantonarlo una volta
definito. Va da sé che ai migranti si aggiungono altri problemi:
prostituzione, lavoro, criminalità, degrado nei posti di
accoglienza. E le soluzioni sono come le ciliegie: non bastano mai.
Ognuno di questi temi è un nostro problema cui si aggiunge il
nuovo, la migrazione. Il discorso comporta aspetti politici, sociali
e umani. Gli stessi politici formulano programmi che mentre
risolvono, ledono. La politica migliore è stata fatta quando si uscì
dalle guerre, c’erano fame e povertà, e le soluzioni si trovavano
per necessità. In tempi di benessere, più che maturare soluzioni si
adottano strategie per mascherare i problemi. Le situazioni non
risolte crescono in maniera esponenziale. E se per tanti anni
abbiamo ucciso la matematica eludendola con ragionamenti di
convenienza e non scientifici, ora ci troviamo con soluzioni
impossibili. Sarebbe il caso di riprenderla in mano come
vademecum ai nostri problemi, che non si risolvono con le
vecchie logiche politiche che servivano per il tempo in cui sono
nate, hanno bisogno di nuove proporzioni, equazioni, ipotesi, e
non algoritmi su cui si basa la moderna vita social. Il verbo
“risolvere” dovrebbe acquisire una nuova veste e usato più
spesso con i fatti. I migranti sono una realtà molto vicina a noi. E
poi tutti i discorsi sul razzismo. In un mondo che tocca gli otto
miliardi di persone, c’è posto per il razzismo? Vi sembra
prioritario il razzismo o come sfamare la gente? Se gli
anticrittogamici servano o no a mantenere sano il frutto, mi
sembra un problema marginale a fronte di terre incolte e
desertiche che, se coltivate, potrebbero sfamare tutti. Per
mantenere i privilegi che l’umanità ha conquistato, occorre
mettere in sicurezza tutto ciò che abbiamo evitato di risolvere. Ed
è proprio per questo motivo che alla moltiplicazione dei problemi
nel tempo, dovremmo sostituire la soluzione di quelli principali.
E’ come voler insegnare il teorema di Pitagora non avendo
studiato prima i triangoli e i quadrangoli, o i cateti e l’ipotenusa. Il
vero problema dei problemi è che sui fatti ci si specula per cui la
risoluzione, se fosse tempestiva, non permetterebbe tutti i
panegirici che si fanno intorno alle situazioni per trarne delle
opportunità.
Nessun commento:
Posta un commento
La qualità e l’efficacia del blog dipendono quasi interamente dai vostri contributi. Si raccomanda, perciò, attinenza al tema, essenzialità e rispetto delle elementari regole di confronto. I messaggi diffamatori, scritti con linguaggio offensivo della dignità della persona, razzisti o lesivi della privacy, pertanto, non saranno pubblicati.