IL CONFRONTO
di Adolfo Pappalardo - Il Mattino
Rome - «Serve rinnovare la classe dirigente da dentro il Pd». «Prima della sua morte», aggiunge Vincenzo De Luca sintetizzando il suo libro. Serve a dire, subito, che lui dal partito, da questo Pd retto da Elly Schlein sua acerrima nemica che chiama sempre "Elena" nel libro, non se ne andrà. E non ha alcuna intenzione di farlo. È un messaggio ai suoi colleghi di partito, amici e nemici, che accompagna la presentazione del suo libro. «Nonostante il Pd», appunto, uscito ieri e presentato alla libreria Mondadori, di via Piave a Roma. In sala una quarantina di persone e nessun dirigente del partito che abbia fatto capolino. Anche solo per curiosità. Solo simpatizzanti che, alla fine, si fermano per un selfie e un autografo di rito sul pamphlet anti-dem dell'ex sindaco di Salerno. Ma tra sciabolate e fendenti vari, tiene a sottolineare come «questo sia anche un libro di speranza per il futuro che parla a decine di amministratori che sono senza riferimento nel partito». Ma non ha il timore che la caccino? «Io sto qui e sto bene dove sto», chiarisce De Luca. Perché, inutile girarci attorno, lui non mollerà mai, né farà un passo indietro ma da qui alle prossime elezioni vestirà i panni di segretario-ombra. Una sorta di opposizione perenne all'interno del Nazareno «contro questi dirigenti che sono una nullità. E non faccio nomi perché altrimenti gli farei pubblicità gratuita».
GLI ATTACCHI
Anzitutto il governatore chiarisce che, di certo, non si farà da parte per le prossime regionali. Per tre motivi. Il primo: «Il terzo mandato è solamente una palla del Pd per attaccare De Luca. In questo momento il collega Zaia governa per la terza volta tranquillamente senza che nessuno dica nulla». Più duro sul secondo e terzo motivo: «Noi parliamo solo di dare la parola ai cittadini, e sono idioti quelli del Pd che fanno resistenza"; "Ancora più idioti, sempre quelli del Pd, perché c'è chi ha 7 mandati ma nessuno dice nulla». Poi la prima stilettata contro la Schlein: «Lei ha 3 mandati ed hanno spedito in Campania come commissario uno che ne ha fatti cinque». Comunque «Io il terzo mandato lo chiedo perché dobbiamo continuare il lavoro svolto. Il punto di riferimento sono le cose da fare non certo le scemenze che dicono a Roma». Ce l'ha con tutti i dirigenti del suo partito «capaci di perdere tutte le competizioni elettorali che si potevano perdere. Ma tanto sono sempre lì perché si privilegia l'appartenenza correntizia». Mentre lui, De Luca, si sente quasi un pesce fuor d'acqua: «Ho sempre subito l'ostilità dei gruppi dirigenti romani. Perché se hai peso politico sul territorio non vieni rispettato», accusa lui che propone anche: «Al Nazareno, dovrebbero aprire una sezione distaccata di psichiatria». Sulla segretaria nazionale, invece, solo un attacco diretto contenuto anche nel libro: «Ha tre cittadinanze e un leader politico italiano deve avere la nazionalità italiana. Tre sono una bizzarria e non vorrei che fosse influenzata da fattori esterni».
LE ALLEANZE
A sorpresa, invece, De Luca apre ad alleanze larghe «da Azione ai Cinque Stelle». «Io non vorrei morire meloniano ma aggiunge serve un cambio di prospettiva. Abbiamo fatto una campagna elettorale terribile ed è stato da irresponsabili andare divisi (alle ultime politiche, ndr). Capisco che Conte non poteva perché rischiava di sparire ma dopo il voto delle Europee dobbiamo riprendere un cammino in questa direzione». E poi incita: «A Calenda, Renzi e Conte dovremmo chiedere cosa hanno in testa per il futuro dell'Italia ed assieme elaborare un programma di massima. Altrimenti è la fine». Perché, ragiona De Luca, «Siamo diventati un partito incapace di proporre qualcosa o a parlare a qualche categoria. Che siano professionisti, partite iva o imprenditori». Chiude. E si avvicina un 40enne: «Presidente, da quando ho una partita iva non voto più il Pd». Lui replica: «Nel Pd hanno idee ottocentesche sul mondo del lavoro».
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