di Angelo Agrippa – Il Corriere del Mezzogiorno
Spesa record nel 2022 di 222 milioni 493 mila euro Angelo Agrippa La Campania si conferma ancora una volta la regione dalla quale chi deve sottoporsi a cure sanitarie preferisce partire per raggiungere, soprattutto, le strutture private convenzionate di Lombardia e Lazio. Certo, la pandemia ha costretto tantissimi ad interrompere le cure. Ma poi gli indici di fuga hanno ripreso ad impennarsi, tanto che l'Agenas - l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, di cui è presidente Enrico Coscioni, cardiochirurgo e consigliere per la sanità del presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca - segna che la Campania, nel 2022, ha speso 222 milioni 493 mila 134 euro per i propri residenti che si sono recati fuori regione, con una preferenza del 33,8 per cento per le strutture pubbliche e del 66,2% per quelle private accreditate. Un segnale che conferma come sia il privato accreditato a farla da padrone. 8 milioni di ricoveri Insomma, tornano i viaggi della speranza dal Sud al Nord. Sui circa 8 milioni di ricoveri che ogni anno si registrano in Italia, quelli che riguardano i cittadini che ricorrono alle cure di ospedali di una Regione diversa dalla propria, «sono circa il 9%. E si tratta prevalentemente di ricoveri in strutture di privato accreditato che rappresentano fino al 74% se si considerano le prestazioni di alta specialità», calcola Maria Pia Randazzo, responsabile dell'Unità operativa statistica e flussi informativi sanitari dell'Agenas in occasione della presentazione del report sulla mobilità sanitaria interregionale 2022.
Ma se al Nord si registra anche una significativa mobilità di prossimità tra regioni confinanti entro i 60 minuti di percorrenza, «al Sud non è così, la prossimità è irrisoria, vale circa il 6%: c'è prossimità tra Campania e Lazio, Puglia e Molise ma in misura nettamente inferiore rispetto al Nord dove vale il 25% circa e al Centro il 13%)». Tuttavia, secondo Agenas, «la regione Campania riduce moderatamente il valore di saldo negativo ma aumenta la sua capacità attrattiva sull'alta complessità dei ricoveri». Le strutture di fuga Ma dove scelgono di recarsi i pazienti campani? In Lombardia, è l'istituto clinico Humanitas di Rozzano a raccogliere il 15,67% dei pazienti; poi c'è l'Irccs San Raffaele con il 9,20%; il Policlinico San Donato con il 6,80% l'Istituto europeo di oncologia con 6,12%; il San Rocco con il 4,61%. In Lazio, è l'ospedale pediatrico Bambin Gesù ad attrarre il 28,62% dei pazienti con quello di Palidoro con il 5,86%, quindi il Policlinico Gemelli con il 15,15% e il Centro integrato Columbus con il 13,98; il Policlinico Umberto I con 2,57% e il Campus Bio Medico con il 2,54%. I saldi regionali Rispetto al 2019, la Campania nel 2022 è passata da un saldo negativo di 29 milioni 191 mila 407 euro ai 42 milioni 104 mila 975 euro del 2022, peggiorando il saldo negativo di circa 13 milioni di euro. Occorre, inoltre, aggiungere che l'indice di soddisfazione della domanda interna 2022 è dello 0,98 (peggio soltanto quelli dell'Abruzzo con 0,97; della Val d'Aosta con 0,96; e della Calabria con 0,93). Mobilità ambulatoriale Simile la tendenza di mobilità anche della specialistica ambulatoriale degli ultimi 5 anni (2019-2023): al netto del valore registrato nel 2020, il trend appare in crescita evidenziando nel primo semestre del 2023 il valore più alto della serie temporale considerata (330 milioni); le principali regioni attrattive sono in ordine Lombardia, Veneto, Toscana, mentre quelle di fuga sono Campania, Calabria e Sicilia. In Campania il costo per la mobilità ambulatoriale nel 2022 è di 59 milioni 901 mila 435 euro, con un indice di fuga totale del 3,23%. «Da evidenziare che la regione con il saldo positivo maggiore (tra mobilità attiva e passiva) è in assoluto la Lombardia - spiega Agenas - con un valore di circa 103 milioni. La mobilità di prossimità nella specialistica ambulatoriale ha una prevalenza maggiore rispetto alla ospedaliera: la migrazione di prossimità, rispetto al totale, risulta essere pari al Nord al 33%, al Centro 20% e al Sud 12%. La domanda di prestazioni di specialistica risulta costante nel tempo, con maggiore richiesta di diagnostica strumentale e di prestazioni terapeutiche (circa 65%)».
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