di Alessio Gemma - La Repubblica Napoli
«I rifiuti raccolti nelle ultime ore sono ancora nei camion. Sono pieni. Se non scaricano negli impianti entro stanotte, da domani (oggi, ndr) siamo in emergenza » . È l'allarme lanciato dal sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto. Si rivedono sacchetti che traboccano dai cassonetti nei comuni dell'area vesuviana. Ma soprattutto riecco le file di automezzi, fermi, che non riescono a entrare negli stir di Tufino e Giugliano. Ritorna quella parola, " emergenza", che rievoca gli incubi di una stagione che doveva essere alle spalle. L'ultima volta dei camion in fila era l'estate del 2019. Che sta succedendo? I dipendenti Sapna, la società della Città metropolitana che gestisce gli Stir, sono in agitazione. Tutta colpa della decisione dei 59 Comuni vesuviani di affidare lo smaltimento e i relativi impianti a una futura società mista pubblicoprivato. Lo stir di Tufino che finirebbe ai privati. Ma sopratutto lo smantellamento della gestione unica, pubblica, targata Sapna che ha garantito l'uscita dall'emergenza dopo il 2009. Si prefigura un effetto domino sull'intera provincia: aumento delle tariffe e coi privati l'ombra delle infiltrazioni della camorra. Gioacchino Madonnna, presidente dell'ente d'ambito che riunisce i Comuni vesuviani, ha scritto in prefettura tre giorni fa: «Numerosi sindaci hanno segnalato che a partire dal 15 gennaio si è in presenza di lunghissime code, ritardi, rallentamenti nello smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Il permanere di questa situazione è causa di notevolissimo pregiudizio per i Comuni non solo per l'aggravio dei costi - carburanti, straordinario al personale addetto agli automezzi - ma anche per la concreta possibilità che si verifichino pericoli per l'igiene e la salute pubblica in conseguenza dell'abbandono incontrollato dei rifiuti sul territorio di ciascun ente e sull'impossibilità materiale di poter raccogliere le ulteriori frazioni vista l'indisponibilità di mezzi in coda presso gli impianti».
È un terribile deja- vu. Monta la preoccupazione, martedì è stata convocata una riunione in Regione coi sindacati e la Città metropolitana da cui dipende Sapna. «Ma potrebbe essere troppo tardi», sospira Buonajuto. È il sistema rifiuti che mostra tutte le sue fragilità. Una legge regionale del 2016 prospettava il passaggio dall'ex Provincia ai Comuni che dovranno occuparsi, oltre alla raccolta, anche dello smaltimento. Un anno fa è partita l'operazione: i tre enti d'ambito dei 90 Comuni napoletani hanno provato ad acquistare il 51 per cento delle quote di Sapna. Ma è scattato il parere contrario della Corte dei conti e l'altolà da Roma dell'Antitrust che indicava la necessita di una gara aperta ai privati. Si è arrivati al 12 dicembre: assemblea dei sindaci vesuviani che hanno deliberato per una societa mista pubblico- privato. Sul piede di guerra i sindacati: « Tutto è avvenuto nel silenzio del sindaco metropolitano (Gaetano Manfredi, ndr) - scrivono Cgil, Cisl, Uil, Fiadel - Gli impianti non in rete causerebbero un corto circuito in caso di fermo del singolo impianto. La parcellizzazione del ciclo integrato dei rifiuti non solo produce inevitabilmente un incremento dei costi di gestione e della tariffa imposta ai cittadini. È esperienza storicamente accertata in diverse aree del paese che aumentando le distanze tra i segmenti in cui è suddiviso il ciclo, aumentano i rischi di infiltrazione di capitali di dubbia provenienza ». È già tutti contro tutti. Ciro Pavone, assessore a Sant'Anastasia e consigliere Ato 3, attacca: « È inaccettabile l'atteggiamento ricattatorio di sindacati e lavoratori» . Ma i sindacati insistono: «Le improvvide iniziative dall'ente d'ambito 3 sembrano un maldestro tentativo di costruire una rete disomogenea di piccoli potentati e microcentri di interesse politico-economico, in assoluta indifferenza per una gestione del ciclo dei rifiuti razionale, efficiente ed economicamente sostenibile».
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