di Antonio Averaimo - Avvenire
Napoli - In fila per ore. Col rischio di dover tornare il giorno dopo e mettersi di nuovo in fila per altre ore ancora, nella speranza di riuscire ad avere in giornata quella carta e quei 500 euro che li aiuteranno a tirare avanti per un anno e più. Il popolo dell'assegno di inclusione è in fila da venerdì dell'ultima settimana di gennaio, giorno dell'inizio della distribuzione delle carte che danno diritto al nuovo sussidio introdotto dal governo Meloni, nel maggiore ufficio postale di Scampia, in via Baku. Lo stesso copione si ripete in molti altri uffici postali di Napoli e della sua provincia: quasi il 40% dei 287mila assegni di inclusione che saranno pagati in tutta Italia riguarderà la sola provincia di Napoli. E molti di essi andranno - come è stato per il reddito di cittadinanza - agli abitanti di Scampia, questo quartiere dell'estrema periferia settentrionale di Napoli in cui la disoccupazione supera il 50%. Giuseppe, un uomo sulla cinquantina, è tornato all'ufficio postale di via Baku per la terza volta. Non ce l'ha fatta a ritirare la carta nei giorni scorsi. Come lui, anche altri sono qui per la seconda o la terza volta: tutti in fila per avere la carta che dà diritto all'assegno. «Noi non vogliamo né il reddito né questo assegno di inclusione - dice -. Quello che vogliamo è il lavoro: è questo che manca qui a Scampia, a Napoli e in tutto il Sud. Molti di noi hanno parenti all'estero: nelle altre nazioni c'è un reddito di cittadinanza più alto di quello che c'era prima e di questo assegno.
E riescono anche a trovarti un lavoro Perché in Italia no? ». In teoria, il lavoro ci sarebbe pure da queste parti. Ma si tratta molto spesso di lavoro al nero e con stipendi bassissimi. Rosa si siede per pochi minuti all'esterno delle Poste, dopo una mattinata intera ad aspettare il suo turno: ne avrà almeno per un'altra ora. Tre soli dipendenti devono far fronte a migliaia di richieste. «Ho sempre lavorato - dice la donna -. Poi ho perso il lavoro durante la pandemia. Il reddito non lo prendevo, e ora prenderò questo assegno per più di un anno. Ma io voglio lavorare. Però con dei contributi e uno stipendio dignitoso. Avevo trovato un lavoro: sa quanto mi avevano offerto? Poco più di 100 euro a settimana. In nero ». Anche per i dipendenti del Comune di Napoli non sono giorni facili: il nuovo sussidio prevede infatti anche controlli e la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'assessore al Welfare del Comune di Napoli, Luca Trapanese, aveva lanciato l'allarme già la settimana scorsa: sono troppi i ritardi, ed è troppo il lavoro per i Comuni. «Abbiamo 30mila pratiche da sbrigare in soli 120 giorni, nonostante tutti i nostri 220 assistenti sociali si stanno occupando di questo - spiega Trapanese -. Solo questa settimana si è iniziato a caricare col ritmo dovuto, sulla piattaforma GePI a cui noi Comuni facciamo riferimento, i dati delle migliaia di domande che riguardano Napoli: questo vuol dire che è stato perso quasi un mese rispetto alla tabella di marcia. A questo punto ci aspettiamo una proroga dei 120 giorni a nostra disposizione o dei chiarimenti da parte del governo». Ma l'Inps ha intanto chiarito che tutti i dati saranno caricati sulla piattaforma entro la fine di questa settimana e che i controlli e la presa in carico dei beneficiari dell'assegno da parte del Comune non dovranno avvenire per forza nei tre mesi scarsi ancora a disposizione. Basterà la comunicazione del primo appuntamento fissato dai servizi sociali col beneficiario di turno.
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