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mercoledì 7 febbraio 2024

Sorrento. «La Terra delle sirene» 42

Sorrento - «La Terra delle sirene» 42 si apre con la relazione dei restauratori Alessandra Cacace e Andrea Porzio, i quali hanno ridato vita a due marmi provenienti da pregevoli sarcofagi attualmente conservati nello scalone del palazzo episcopale. Liberate dalle incrostazioni scure e dalle patine biologiche accumulatesi nel tempo e riportate alla loro originaria bellezza, le due opere si leggono ora nitidamente e mostrano scene di amazzonomachia, al cui centro campeggia Achille che ha appena ucciso la regina delle amazzoni Pentesilea. I marmi erano cari all’archeologo Mario Russo per cui il Centro “B. Capasso” e Inner Wheel Club di Sorrento li hanno restaurati in suo ricordo. A seguire, un saggio dello storico dell’arte Gianpasquale Greco prende in esame una grade tela raffigurante S. Teresa d’Avila collocata sull’altare della chiesa di S. Teresa a Massa Lubrense. Lo studioso propone l’attribuzione del quadro a Luca Giordano, pur non escludendo un contributo di Nicola Malinconico, suo collaboratore. Il terzo articolo, di Enzo Puglia, è dedicato alla malefica sirena che, nel canto XIV della Gerusalemme liberata , ammalia col suo dolce canto l’eroe cristiano Rinaldo e lo pone in balia della maga Armida. Il Tasso probabilmente inserì una sirena nel suo poema perché quegli esseri mitici erano di casa nel litorale fra Sorrento e Napoli, dove visse i primi anni di vita. L’episodio tassiano ispirò vari artisti, fra cui il pittore Antoon van Dyck. Abbiamo poi una sintesi storica di Francesco Sepe relativa agli effetti del Concordato fra Stato e Chiesa del 1818 in Penisola sorrentina. Dopo gli sconvolgimenti politici degli anni precedenti, il Papa siglò accordi con i singoli Stati per rifondare la sua azione pastorale. In Penisola questo significò soprattutto l’abolizione di molte antiche diocesi vescovili o la loro aggregazione a diocesi più grandi. Grazie ai documenti del Fondo ‘Nunziatura di Napoli’ nell’Archivio Apostolico Vaticano, Sepe ricostruisce le reazioni delle comunità che furono private della sede vescovile.


Nel saggio successivo Maria Di Martino ricostruisce la carriera di banchiere e di imprenditore del metese Tommaso Astarita, per poi soffermarsi sui suoi interessi artistici e collezionistici. In particolare l’autrice descrive l’antiquarium creato da Astarita nei pressi di una sua villa a Massa Lubrense. La passione di Astarita per le antichità lo portò, quasi fatalmente, a svolgere un ruolo di primo piano nel nascente Museo Correale di Terranova. Abbiamo quindi un resoconto di Pasquale Vanacore su una acquasantiera medioevale nella cappella di S. Paolo Apostolo a Moiano di Vico Equense. Smontata e messa a deposito nella chiesa parrocchiale di Moiano, la vaschetta, che potrebbe essere un’urna cineraria romana reimpiegata, attende ora un opportuno restauro. Bruno Balsamo rievoca poi la terribile eruzione di Mont Pelée presso Saint Pierre, capitale della Martinica, nel 1902. Quell’evento, nel quale perirono circa 30.000 persone, coinvolse anche​ due velieri del Piano di Sorrento, che erano alla fonda a Sain Pierre. Mentre il primo affondò, il secondò fu messo in salvo dal comandante Gianfelice Leboffe che, memore dei pericoli del Vesuvio, salpò in fretta e furia, incurante delle minacce delle autorità portuali. La rivista è chiusa da un saggio di Gaspare Adinolfi sugli incendi boschivi e sul fenomeno del bracconaggio in Penisola sorrentina. Prendendo spunto dagli incendi del settembre 2023 in alcuni territori di particolare pregio ambientale, l’autore ricorda gli incalcolabili danni che gli incendi arrecano a piante e animali e sottolinea quanto deleteria sia la pratica della caccia nei territori percorsi dal fuoco.

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