di Massimiliano D'Esposito - Il Mattino
Meta - Giro di vite contro l'apertura di nuovi esercizi extralberghieri: la delibera del Comune di Meta impugnata da Abbac. Come era immaginabile toccherà ai giudici amministrativi stabilire la legittimità o meno del provvedimento con il quale l'amministrazione del sindaco Giuseppe Tito ha deciso di imporre alcuni rigidi paletti al moltiplicarsi di b&b, affittacamere e case vacanza per contrastare l'overtorusim. Lo scorso 18 luglio il Consiglio comunale ha approvato alcune modifiche al regolamento edilizio. Il testo così modificato stabilisce che non possono più essere destinati ad attività ricettive gli immobili di superficie utile inferiore ai 65 metri quadri. È stato, inoltre, introdotto un tetto alle unità abitative che possono essere autorizzate alla trasformazione in strutture turistiche. Limite fissato a 310, vale a dire il 10% di quelle esistenti a Meta (3.100) così come risulta dall'ultima anagrafe edilizia. Ad oggi, in città, sono 177 le concessioni rilasciate, oltre la metà della soglia. La delibera impone anche di presentare con la Scia una dettagliata documentazione con tanto di relazione di un tecnico abilitato che attesti la legittimità dello stato dell'immobile e di essere in possesso dei requisiti in merito all'abbattimento delle barriere architettoniche. Limitazioni anche all'installazione di piscine provvisorie fuori terra. Provvedimento che, come spiega il sindaco Tito, «nasce dalla necessità di salvaguardare le caratteristiche architettoniche e morfologiche del centro storico, preservandolo dal fenomeno della sua eccessiva polverizzazione in piccole o piccolissime unità, e dall'esigenza di dare risposte all'emergenza sociale dovuta alla mancanza di alloggi, che colpisce in particolar modo le famiglie giovani, cioè quelle che sostengono il tasso di natalità».
Una linea per nulla condivisa da Agostino Ingenito, presidente di Abbac, il quale annuncia che «il regolamento approvato dal Consiglio comunale di Meta sarà impugnato con un ricorso amministrativo promosso dalla nostra associazione e con chi intende tutelare il diritto di proprietà». Per il leader dei gestori di esercizi extralberghieri «siamo di fronte ad un caso nazionale: mai nessun ente locale aveva preso tale provvedimento che blocca le attività del settore, aldilà della delibera Unesco di Firenze poi rigettata dal Tar della Toscana». Toccherà ora ai giudici amministrativi campani valutare l'atto del Comune di Meta. «A nostro parere ha diversi criteri di illegittimità - evidenzia Ingenito -. Non vorremmo che sia una trovata pubblicitaria di qualcuno che ha mere velleità politiche». Il riferimento è al sindaco Tito che si è detto pronto a candidarsi al Consiglio regionale con l'obiettivo di «limitare il nascere di nuove strutture extralberghiere e proporre un nuovo piano per i Comuni della penisola sorrentina di edilizia residenziale pubblica in favore delle giovani coppie». Nel frattempo anche a Sorrento era pronto un provvedimento da sottoporre al Consiglio comunale, poi ritirato. «Ci auguriamo che questo sia un primo passo per regolare in maniera seria e costruttiva il settore - commenta Ingenito -. Come Abbac abbiamo sempre offerto all'amministrazione il nostro invito a lavorare in sinergia per la tutela dell'ospitalità di qualità e contro abusivismo e speculazioni. Non ci siamo mai tirati indietro per discutere seriamente dei provvedimenti da prendere a tutela dei cittadini e della vivibilità. Quello che non si può tollerare è la demonizzazione di tutta una categoria, che dà lavoro diretto ed indiretto a molte centinaia di persone e che versa alle casse comunali decine di milioni di euro».
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