Missione nel canyon Dohrn al largo di Napoli
Fonte: Fabrizio Geremicca da Il Corriere del Mezzogiorno
Tra plastica e reti abbandonate, il miracolo di una insospettata biodiversità. Sono sorprendenti i risultati della campagna di monitoraggio delle profondità abissali del canyon Dohrn, una struttura poco conosciuta che si trova a una ventina di chilometri al largo di Napoli e si spinge fino a mille metri circa di profondità. In quel mondo buio e freddo gli occhi elettronici di un robot calato in mare dalla nave Minerva i e teleguidato da Francesco Urzi, che ha esplorato una parete verticale tra i 350 e i 450 metri di profondità, hanno fotografato e filmato coralli bianchi e ostriche giganti e centenarie. «Per la prima volta in questo settore del Mediterraneo — esulta Marco Taviani, un ricercatore dell'Ismar-Cnr — è stata documentata la presenza di popolazioni di ostriche (Neopycnodonte zibrowii) che possono superare i 20 centimetri di lunghezza e vivere parecchi secoli. Finora erano state individuate solo in Sardegna, alle Baleari e nel mare di Alboran, tra la Spagna e il Marocco. Non è stata meno emozionante la scoperta che il canyon ospita coralli bianchi quali il solitario Desmophyllum e le specie coloniali Madrepora oculata e Lophelia pertusa. Non ci aspettavamo di imbatterci in una simile varietà di forme di vita.
È una buona notizia — conclude — perché significa che il mare di Napoli, nonostante i problemi di inquinamento e di contaminazione provocata dai rifiuti che accomunano tutte le coste fortemente antropizzate, conserva una sua vitalità e una sua grande ricchezza». L'indagine che ha permesso di esplorare per la prima volta il canyon sottomarino Dohm è avvenuta nell'ambito della missione Anomcity 2016, a sua volta riconducibile al progetto Ritmare, coordinato da Mario Sprovieri, dell'Istituto per l'ambiente marino costiero del Cnr. Obiettivo: lo studio degli impatti antropici derivati da inquinanti e rifiuti. Terna, quest'ultimo, particolarmente caldo, come hanno ricordato proprio ieri ambientalisti e ricercatori, in occasione della Giornata mondiale degli oceani. Ogni anno — secondo stime attendibili degli enti e delle associazioni che monitorano il fenomeno — finiscono in mare circa otto milioni di tonnellate di plastica. Si addensano fino a formare enormi isole artificiali oppure si sminuzzano in un pulviscolo di microscopici frammenti. Li filtrano i mitili, li inghiottono i pesci, i cetacei e gli uccelli marini. Risalgono la catena alimentare e arrivano in tavola all'uomo. «Il Golfo di Napoli è tutt'altro che immune da queste problematiche — commenta Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Dohm — e anche per questo la scoperta dei coralli bianchi e delle ostriche nel canyon al largo della metropoli è un bellissimo segnale di speranza. Nonostante tutto, a dispetto dei mille disastri che l'uomo combina, l'ecosistema marino conserva una capacità di resistere straordinaria. Non è il caso, naturalmente, di approfittarne. Urgono misure rigorose a livello planetario per impedire che rifiuti, inquinamento, acidificazione e riscaldamento delle acque distruggano il mare». La missione che ha svelato i segreti del canyon Dohm coinvolge varie realtà scientifiche nazionali: Istituto per l'ambiente marino costiero, l'Istituto di scienze marine, la Stazione Zoologica Dohm di Napoli, l'Enea e le Università delle Marche, di Siena e di Bari. A bordo della nave oceanografica viaggiano circa venticinque persone, tra equipaggio e ricercatori, diretti dalla capomissione Elvira Oliveri dell'Istituto per l'ambiente marino costiero.
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