Massimo D'Alema |
«Sono esperto di scissioni. Quando mi sono separato da Cossiga ho dato U via al governo D'Alema». Clemente Mastella da sindaco di Benevento porta il saluto della città a Massimo D'Alema che inaugura la sede del suo movimento «ConSenso» nel Sannio. Ironia o meglio stranezze degli ultimi tempi. Un tempo al fianco del Líder Máximo ci sarebbe stato Umberto Del Basso de Caro, sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni, ora nell'area dem del ministro Martina. Si va avanti per strappi. Anche se D'Alema, il primo ad abbandonare il PdR (partito democratico renziano), tende a fare il padre nobile: «È imbecille chi dice che sia io il regista della scissione del Partito democratico. Se ci sarà, questa scelta sarà fatta da Emiliano, Rossi e Speranza. Ma è evidente che c'è una frattura ormai insanabile col popolo della sinistra». Al suo fianco, dal primo momento e senza tentennamenti, due napoletani: Mario Hubler, segretario generale della Fondazione dalemiana Italianieuropei, e Massimo Paolucci, europarlamentare dem, che da una settimana è a Roma per le interminabili riunioni che stanno portando al distacco di tutta l'area riformista dal Pd. Strappi e geografie variabili, sia chiaro. Oggi in direzione nazionale il quadro sarà più chiaro, la minoranza ha già annunciato che non parteciperà, ma non è detta l'ultima parola. Intanto la Cosa Rossa rapidamente prende forma anche sui territori.
E in Campania gli scissionisti ci sono eccome, anche se a queste latitudini il nome evoca ben altre sventure. Con Paolucci e Hubler, la presi dente dell'assemblea provinciale democratica Elisabetta Gambardella, l'ex vicesindaco di Napoli, Tino Santangelo, ma anche l'ex consigliere regionale Michele Caiazzo che l'altro giorno ha dato il suo addio al Pd via Facebook: «Ciao Pd, non sei più, nel progetto e nella prassi, il partito che in tanti abbiamo contribuito a far nascere. La linea che, con cieca ostinazione, continui a perseguire non mi rappresenta e non è la linea di una moderna sinistra progressista». E ancora l'ex segretario generale Cgil Michele Gravano, Federico Conte, antideluchiano di ferro, candidato al consiglio regionale, Francesco Todisco che entrerà in consiglio al posto del deluchiano Iannace, il casertano Dario Abate, l'irpina Alberta De Simone e l'elenco potrebbe continuare. I dalemiani da tempo stanno facendo campagna acquisti. Bersaniani di ferro sono invece l'ex deputato Eugenio Mazzarella e due parlamentari, Giorgio Piccolo e Luisa Bossa. Se il primo è indeciso, la seconda (tra l'altro lo aveva annunciato mesi fa a questo giornale) già parla al passato: «Dieci anni buttati al macero, questo mi spiace molto. Mi amareggia. Si era partiti con grande entusiasmo, ma qualcosa si è rotto con la mancata elezione di Prodi. Da allora c'è stata una lunga agonia». L'area riformista è quantomai ampia, altro leader di riferimento è un altro ex segretario nazionale del Pd, Guglielmo Epifani. Coordinatore campano è il consigliere regionale Gianluca Daniele, che invita alla calma: «L'idea di Sinistra Riformista Campania, in base a quelle che sa ranno le decisioni assunte nazionalmente, è di convocare, dopo la direzione, una riunione allargata con i nostri quadri per discutere e valutare le possibili decisioni insieme agli esponenti nazionali di Sinistra Riformista. L'auspicio è che in queste ore prevalga il buon senso da parte del segretario nazionale che ha la grande responsabilità di tenere unito il Pd e di dare piena cittadinanza e agibilità politica ai valori della sinistra al suo interno». Componente della direzione nazionale del Pd è invece Marco Sarracino che conferma l'assenza oggi di tutta la minoranza. E non è escluso che anche i socialisti non stiano ragionando sull'uscita, tra questi Marco Di Lello. Chi sta subendo il pressing maggiore è Michele Emiliano, in Campania sostenuto da Peppe Russo e dal deputato Simone Valiante. Se scissione alla fine sarà, in Parlamento i fuoriusciti dal Pd faranno gruppo unico con gli eretici di Sinistra italiana, al secolo Arturo Scotto e Alfredo D'Attorre. L'unione dei ribelli. Citando Gianni Cuperlo, sembra il finale di «Gioventù bruciata».
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