Partito diroccato Crollano anche le roccaforti dei capibastone Topo e Casillo. Democrat senza più alibi, Costa prepara una direzione d'urgenza «C'è bisogno di fare autocritica e di un rinnovamento immediato»
Fonte: Marina Cappitti da Metropolis
Mala politica e guerra tra correnti, il Pd consegna Napoli e la Campania nelle mani del Movimento Cinque Stelle. Un terremoto politico. Gli elettori bocciano e rottamano big e dirigenti democrat campani, incapaci di parlare alla pancia e ai bisogni della gente. Assenti sui territori se non per coltivare il proprio orticello, senza una visione per rilanciare una provincia bistrattata che ora stanca, anche in quelle che erano le roccaforti dei capibastoni Mario Casillo e bello Topo, preferisce il populismo e l'assistenzialismo dei grillini alle promesse del Grande Progetto Pompei o sul fiume Sarno. Pd sparito in tutti i quartieri popolari di Napoli, dove il Movimento Cinque Stelle sfonda nel vuoto di un partito che non ha più nulla di sinistra, nè i temi, nè i volti.
Costa: «Subito rinnovamento»
«Non c'è spazio per alcun ottimismo, inutile negare l'evidenza di un risultato disastroso e di un dato su tutti: gli elettori hanno premiato gli unici candidati che realmente rappresentano un cambiamento" commenta amareggiato il segretario metropolitano Pd, Massimo Costa che entro la settimana convocherà d'urgenza una direzione provinciale sul voto alle politiche. Del tracollo Pd in Campania dovrà rispondere in primis il segretario regionale Pd, Assunta Tartaglione. «Non so se siano opportune le sue dimissioni - dice Costa -, vediamo cosa succederà a livello nazionale prima. Di sicuro c'è da fare autocritica, che non significa piangersi addosso, prendere coscienza e basta. Bisogna dare da subito segnali di rinnovamento e recuperare credibilità, anche in vista delle amministrative, partita diversa ma altrettanto complicata. Sarà una lunga marcia nel deserto». Per quello che compete il segretario metropolitano, metterà sin da subito mano alla segreteria, ancora da completare, con persone espressione di novità e di impegno. «Molto hanno pesato le lotte tra correnti e ormai - conclude Costa - per il Pd campano è diventato complicato, e lo sarà sempre di più temo, anche trovare giovani che vogliano stare con noi, su cui investire».
Il baratro
E come dare loro torto se, come denunciato anche dai giovani dem, le stesse liste per le politiche non sono stato altro che una spartizione di posti al sole tra i soliti padrini, in barba ai territori e allo sbandierato rinnovamento. Più che un tracollo l'inevitabile epilogo di un Pd campano che coscientemente ha imboccato il baratro, più interessato a mantenere posizioni che a recuperare terreno e percentuali per il partito. Tré anni di precipizio con sconfitte e figuracce su tutti i fronti, volutamente ignorate. Quelle di partito, dalle primarie al veleno tra Antonio Bassolino e Valeria Valente-Andrea Cozzolino al Congresso provinciale, finito anche quello a carte bollate. Per non parlare delle sfide politiche con una classe dirigente campana incapace di tirare fuori un nome forte e condiviso per le comunali a Napoli, dove il partito non è arrivato neanche al ballottaggio. E che in provincia, per citarne uno dei casi più recenti, non ha mai avuto la minima percezione di quello che stava per accadere a Castellammare, con un sindaco sfiduciato nel fortino di Casillo e company. Collezione di scandali - e commissari inviati da Roma - dalle monetine fuori al seggio, ai candidati a loro insaputa, passando per i migranti in fila al seggio di Ercolano nel fortino di Ciro Buonajuto, fino agli indagati per corruzione e voto di scambio.
La rovina De Luca
E poi lui: il Governatore Vincenzo De Luca incontrastato nel vuoto del Pd campano. Un uomo solo al comando, diventato unico fido alleato ed interlocutore di Renzi in Campania ed ora la sua rovina per non aver potuto dire no a quel figlio candidato nel propozionale e al rè delle fritture in nome dei consensi e di quel fortino salernitano, arrivato a colonizzare anche il capoluogo campano, che invece i Cinque Stelle hanno espugnato. Un partito alla canna del gas che con il declino dell'era De Luca in Campania si è completamente liquefatto. «Bisogna sempre avere rispetto per il voto dei cittadini. Ogni partito o movimento - M5S, Lega, Fi, Pd, LeU- ha raccolto quello che ha seminato. Si deve proprio ricostruire ed il cammino da fare richiede serietà, intelligenza critica, curiosità politico-culturale». Cosi su Facebook Antonio Bassolino, che alla vigilia del voto a lungo era stato "corteggiato" da Liberi e Uguali, ma alla fine ha deciso di non scendere di nuovo nell'agone politico in prima persona, dopo la vicenda delle primarie per le Comunali a Napoli.
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