sabato 3 maggio 2014

Elezioni a Meta, bordata del sindaco Trapani non ricandidato: "Per fortuna voto a Piano..."

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis

Meta - «Nessuno può ritenersi erede della mia amministrazione». Paolo Trapani esce allo scoperto e racconta la sua verità. Il sindaco uscente di Meta ha deciso di non ricandidarsi alla guida dell’amministrazione. E’ il grande assente delle prossime elezioni. Una defezione clamorosa che tuttora fa discutere. Trapani ha seguito a distanza le mosse e, a poche ore dalla presentazione delle liste, preso atto della mancanza di supporti adeguati a una competizione, ha scelto la strada del dietrofront. Il successore del sindaco sarà uno tra l’ex primo cittadino Bruno Antonelli della civica «Meta ora», il consigliere comunale del Partito democratico Giuseppe Tito leader del movimento «Patto per Meta» e Antonella Viggiano, esponente dell’Udc in rosa che punta alla conquista della fascia tricolore con la lista «Meta Comune». Sfida a tre a cui non partecipa Trapani che, senza troppi giri di parole, si confessa. E prende le distanze dalle coalizioni che aspirano a succedergli nelle amministrative del 25 maggio lanciando bordate al suo partito, il Pd, che prima gli aveva conferito l’incarico di formare una lista salvo poi ritirargli il mandato nel momento decisivo. «Anche se alcuni componenti della mia maggioranza al momento risultano candidati in due delle tre liste che parteciperanno alle prossime elezioni nessuna di queste può considerarsi erede della nostra esperienza amministrativa».
 
Dovendo scegliere, per chi voterebbe fra Antonelli, Tito e Antonella Viggiano? «Voto a Piano di Sorrento e per fortuna non avrò questo problema. Tuttavia, voto personale a parte, è certo che nessuno, né in campagna elettorale né dopo, potrà esibire alcuna continuità con la mia amministrazione. Nelle prossime settimane avrò un atteggiamento di naturale imparzialità verso tutti i contendenti e sono certo che anche coloro che in questi anni hanno collaborato con me non utilizzeranno strumentalmente questa esperienza per fare propaganda». Come mai non si è candidato? «Per me la ricandidatura non poteva risolversi esclusivamente nella prosecuzione degli ultimi cinque anni. C’era bisogno di un programma e di una squadra capace di portarlo avanti. In questa ottica da sindaco uscente iscritto al Partito democratico ho lavorato ad un progetto che mettesse in primo piano il partito dal quale, è bene ricordarlo, ho ricevuto ufficialmente il mandato a formare una lista. Purtroppo le cose poi sono andate diversamente». Cioè? «Fin dall’avvio delle consultazioni ha verificato che alcuni iscritti, attualmente all’opposizione in consiglio comunale, erano intenzionati a perseguire, per motivazioni evidentemente personali, una strada diversa da quella indicata. Inoltre c’è stato chi, anche all’interno della maggioranza ed esclusivamente per ambizioni personali, ha ritenuto di voler perseguire un progetto diverso da quello condiviso con me. E questo pur in assenza di un qualsivoglia tipo di divergenza politica o programmatica». E allora cos’è che non ha funzionato? «Purtroppo l’attuale dirigenza cittadina del Partito democratico, al di là delle dichiarazioni di intenti e di facciata, si è dimostrata assolutamente inadeguata a gestire una fase delicata, ma assolutamente fisiologica, come quella pre-elettorale. Prendere atto delle scelte di singoli iscritti, quando, almeno formalmente si era deciso di perseguire un progetto condiviso, vuol dire abdicare al ruolo di indirizzo e coordinamento, proprio di chiunque abbia responsabilità».

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