lunedì 11 dicembre 2017

Camere sciolte dopo le vacanze, voto a marzo

Fonte: Marco Conti da Il Mattino

Non ha fretta. Attende un segnale dal Palazzo Chigi per decretare la fine della legislatura e mandare in vacanza-lunga deputati e senatori già da tempo molto impegnati a parlar di collegi. Il presidente della Repubblica si aspetta ovviamente che l'ultimo e decisivo tassello della legislatura vada in porto. Poi, dopo l'approvazione della legge di Bilancio, ogni giorno è buono per chiamare i presidenti delle Camere e ordinare il game over della legislatura. Sui tempi dello scioglimento gli argomenti già presenti nel calendario di Camera e Senato hanno il loro peso, ma decisiva sarà la volontà politica su se e come spingere alcuni provvedimenti. Il nodo non ancora sciolto si chiama legge sulla cittadinanza che al Senato è in coda al calendario votato dai gruppi. Ultimo, ma c'è. Infilarlo nelle due ultime settimane di lavoro prima del Natale non sarebbe impossibile. «Basta volerlo», sostiene Loredana De Pretis. La capogruppo di SI al Senato avrebbe preferito fosse il primo argomento dell'ultima agenda di fine legislatura, ma prima c'è il varo del fine-vita - previsto per giovedì salvo slittamenti - e il voto sul regolamento fissato per il 20. Eppure tra il 19 - giornata degli auguri con le alte cariche - e il 23 ci sarebbe tempo per votare per affrontare lo ius soli, «sempre che il Pd lo voglia», aggiunge la De Pretis che - pallottoliere alla mano - è convinta che la legge avrebbe «dai 157 ai 152 voti, senza contare alcuni senatori a vita e calcolando a favore solo un paio di Ap».
 
Eh già perché i centristi di Alfano vanno ormai in ordine sparso, ma insieme al Pd dovrebbero votare Mdp, SI e Ala. Numeri sul filo che non permettono ancora al Pd di prendere una decisione che consenta l'approvazione della legge sulla cittadinanza senza far correre rischi al governo Gentiloni che il Colle vorrebbe rimanesse in piedi per gli affari correnti sino all'insediamento del nuovo Parlamento. Il 28 dicembre, salvo slittamenti, il presidente del Consiglio terrà la consueta conferenza stampa di fine anno nella quale potrebbe considerare chiusa l'esperienza di governo senza per questo dover dare le dimissioni. Tre giorni dopo sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tenere il suo discorso di saluto agli italiani in diretta tv. Nei giorni scorsi al Quirinale hanno cominciato a mettere in fila gli argomenti da toccare nel discorso di fine anno, ma nessuno sa se verrà pronunciato a Camere sciolte o meno. Sino a qualche giorno fa sembrava di capire che tra la conferenza stampa di Gentiloni e i saluti del Capo dello Stato poteva essere firmato il decreto di scioglimento che di fatto apre la campagna elettorale. A meno che – e potrebbe essere questa la novità - il Colle non preferisca attendere un'altra settimana e sciogliere le Camere dopo l'Epifania in modo da avere come data disponibile per il voto non solo il 4 marzo ma anche il 18, visto che domenica 11 è fuori gioco per la Pasqua ebraica. La Costituzione prevede un tempo massimo tra decreto di scioglimento ed elezioni di 70 giorni, ma allungare di poco la legislatura, potrebbe concedere ai fautori dello ius soli, lo spazio per votare dopo Natale o la cittadinanza o i provvedimenti che resterebbero indietro qualora l'ordine del giorno di palazzo Madama subisse un' inversione e lo ius soli dovesse essere votato prima dell'ultimo voto sulla manovra.

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