lunedì 21 marzo 2011

Diabete come sconfiggere la pandemia del terzo millennio

Il primario Flora Beneduce illustra la patologia e la cura

Vico Equense
- Parlare di pandemia a proposito di diabete sembra eccessivo, eppure… Eppure non lo è. Entro il 2025 oltre 380 milioni di persone dovranno fare i conti con il diabete. Ma può essere sconfitto. Se i dati sono questi, la sfida è enorme. Lei come la affronterebbe? Non è una sfida individuale. Tutti insieme dobbiamo promuovere stili di vita più salutari per frenarne l’escalation. Tale azione sinergica va combinata con l’erogazione in tutto il mondo della migliore cura possibile per coloro che già convivono con la patologia. L’attività fisica, ad esempio, è uno strumento di prevenzione e terapia estremamente efficace nel diabete mellito tipo due. L’attività fisica è sufficiente? No. La terapia basata sull’attività fisica, sulla dieta e sul controllo del peso corporeo risulta spesso difficile, per cui bisogna intervenire con una terapia farmacologica. In questi ultimi anni ci sono stati progressi per la cura? Ad oggi, la terapia si basa essenzialmente sulla correzione del deficit di secrezione insulinica, dell’insulino resistenza o di entrambi. Tuttavia, il progresso scientifico ha prodotto terapie anti diabetiche innovative, basate sul ripristino dell’effetto incretinico, carente nei soggetti con diabete mellito tipo due. La terapia farmacologica è costosa? Tutta la patologia è molto costosa, sia dal punto di vista sanitario che sociale. Perciò bisogna puntare a realizzare dei risparmi significativi per il servizio sanitario. In che modo? Attraverso un trattamento attento ed efficace della malattia, si possono ridurre sia i costi diretti – cioè la spesa per l’assistenza sanitaria , come l’ospedalizzazione e i trattamenti ambulatoriali –, sia i costi indiretti derivanti da perdita di produzione permanente dipendente dalla malattia. Potrebbe spiegarci cosa intende? Mi riferisco ai sussidi di invalidità o al mancato guadagno per giornate lavorative perse. Torniamo alla patologia. Secondo lei qual è lo strumento più efficace per la prevenzione del diabete tipo due? Attività fisica senza dubbio. Perché? La risposta è nel nostro DNA. L’attività fisica era indispensabile per la sopravvivenza dei nostri progenitori e la specie umana si è evoluta di conseguenza. Nella situazione ambientale attuale, in cui da un lato abbiamo grande disponibilità di cibo e dall’altro non è più necessaria l’attività fisica per lavorare e nutrirsi, si crea uno sbilancio energetico che conduce a obesità, diabete e sindrome metabolica. Quindi l’attività fisica è necessaria per la prevenzione? Serve a prevenire ma anche a curare. Un’attività aerobica di moderata intensità, come camminare a passo svelto almeno 30 minuti al giorno, riduce il 60% del diabete mellito tipo due. Si potrebbe iniziare già da bambini perché l’incidenza e la prevalenza di obesità e diabete nei bambini sta crescendo in modo allarmante, non solo negli Usa, ma anche in Europa. E in Italia? Purtroppo l’Italia è il paese europeo con la percentuale più alta di bambini obesi. È indispensabile promuovere attraverso le famiglie e la scuola uno stile di vita più salutare. Dunque, tutti a correre? Certo. Così i quadri di Botero potremmo ammirarli, senza esserne modelli! (Fonte: Agorà della Penisola Sorrentina)

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