giovedì 5 aprile 2012

Incappucciati in Costiera, la notte senza tempo

Tra stasera e domani gli spettacolari cortei della Passione

Sorrento - Da febbraio sono iniziate le esercitazioni dei cori che partecipano alle processioni della settimana santa cantando il Miserere, rischia l’esclusione chi non partecipa assiduamente alle prove organizzate presso le confraternite. Il senso della tradizione dei riti pasquali si manifesta in costiera con i cortei degli incappucciati. Diciannove, da Vico Equense (1), passando per Meta (3), Piano (7), Sant’Agnello (3), Sorrento (3) e Massa Lubrense (2), tra giovedì e venerdì santo. A Sorrento sono tre le processioni tra il giovedì e il venerdì santo, organizzate dalle confraternite della parrocchia della Cattedrale, nate dalla spirito della controriforma come enti di mutuo soccorso e sviluppo del culto, tuttora il collante di una partecipazione intensa all’evento della passione e morte di Cristo. Il primo corteo a muoversi, questa sera, è quello organizzato dall’arciconfraternita del Santissimo Rosario partendo dall’omonima chiesa nel centro storico (ore 21). I confratelli, con il saio domenicano e lo scapolare (il cappuccio) abbassato, fanno visita, dopo la Coena Domini, agli altari della Reposizione, i «Sepolcri», realizzati con addobbi nelle chiese cittadine. È il preludio alle processioni più solenni La «bianca», nella notte tra oggi e domani (ore 3), asseconda la struggente immagine popolare della Madonna Addolorata che va alla ricerca del figlio condannato a morte. I partecipanti, vestiti con il saio bianco e il cappuccio dello stesso colore, hanno sui fianchi una cintura dì nera di cuoio che ricorda l’ispirazione agostiniana dell’Arciconfraternita di Santa Monica che organizza il corteo per vistare le chiese del centro storico. La processione «nera», domani sera (ore 20.30), rappresenta il funerale di Cristo e la Madonna segue in lacrime il corteo dietro il figlio morto. È la più famosa e ammirata dal punto di vista spettacolare delle processioni della settimana santa. Organizzata dalla Venerabile Arciconfraternita della Morte, parte dalla chiesa dei Servi di Maria, situata alle spalle della Cattedrale. I partecipanti, con saio e cappuccio nero in segno di lutto, portano in processione la statua della Vergine e il simulacro del Cristo morto, una scultura lignea del ‘700 di grande espressività e oggetto di spiccata devozione del popolo sorrentino. In entrambe le processioni, bianca e nera, gli incappucciati portano i «martiri», i simboli delle sofferenze patite da Cristo: il sacco coi trenta denari (prezzo del tradimento di Giuda), l’orecchio tagliato al servo di Caifa, il gallo che cantò tre volte dopo che Pietro aveva rinnegato Gesù, il bacile e l’asciugamano con cui Pilato si lavò le mani, la corona di spine, i flagelli, le catene, la veste rossa e la canna che rappresentano l’Ecce Homo, i chiodi e il martello, la croce spoglia e il sudario che rappresentano la deposizione. Le processioni si snodano tra due ali di folla nel più assoluto silenzio, segno di devozione e rispetto. Questa situazione dà particolare risalto alle marce funebri suonate in testa ai cortei dalle bande musicali e all’urlo straziante del Miserere, il Salmo 50 di Davide, cantato a tre voci, da centinaia di uomini che da due mesi hanno svolto assiduamente le prove presso le confraternite. La devozione viaggia a braccetto con la tradizione. Ecco perché nella notte tra giovedì e venerdì è detta la «notte senza tempo». Il significato delle processioni, rimasto intatto nei secoli, è quello mostrare i segni della sofferenza di Cristo fino alla morte. Solo l’arrivo Pasqua, annunciata dal suono delle campane a festa, spazzerà via il lutto. (Fonte: Antonino Siniscalchi da il Mattino)

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