martedì 14 maggio 2013

Intervista sulla crisi italiana di Daniela Russo a Raffaele Lauro per il quotidiano svizzero (www.liberoReporter.eu)

Raffaele Lauro 
1 – Lei è stato Commissario Straordinario del Governo Antiracket e Antiusura, quindi ben conosce i gravissimi problemi derivati dall’usura non solo determinata dalla criminalità organizzata. Oggi che ne pensa del comportamento di molte banche che hanno decisamente bypassato il loro primario ruolo di utilità sociale? Da commissario del governo, dal 2006 al 2008, prima di entrare in Parlamento, ho denunciato la piaga dell’usura, anche in relazione al sistema bancario italiano e ai molti bancari infedeli, i quali, specie nel Mezzogiorno, gettavano (e gettano) imprenditori in difficoltà nelle reti perverse degli usurai, a loro collegati, facenti parte spesso di società criminali operanti sul territorio. Molte banche, inoltre, hanno praticato esse stesse tassi usurari e sono sotto giudizio della magistratura. Tutto il sistema bancario e finanziario del mondo occidentale è in una crisi di identità, dopo la bolla speculativa, esplosa in USA, nel 2007-2008, prima di propagarsi all’Eurosistema. Oggi viene paventata una nuova crisi, finanziaria e bancaria, che, innescata in Europa, potrebbe propagarsi negli Stati Uniti e nell’economia globale. Le banche hanno smarrito il loro ruolo primario di utilità sociale, perché manca una regolamentazione della finanza e dei mercati, internazionale e nazionale, a partire dagli Stati Uniti. Si sperava nella presidenza Obama, dopo la riconferma, ma finora nulla è stato realizzato. Senza regole, l’economia globale andrà verso il caos e i paesi emergenti, a partire dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), si renderanno presto indipendenti, anche dalle istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. 2 - Che ne pensa delle banche di oggi? Ripeto, le banche sono in crisi di identità. La tragica confusione tra banche commerciali e banche d’affari le ha schiacciate. Più che svolgere la missione prioritaria, sembrano occupate a salvare sé stesse, in un’ottica autoreferenziale, che parte da un management fallimentare ed ultra retribuito.
 
3 - Secondo Lei sarebbe opportuno separare il ruolo sociale dell’istituto di credito dalla spietata banca d’affari? Non è opportuno, ma essenziale. Non si può ripetere l’inganno di strutture bancarie che vendono a risparmiatori ignari prodotti ad alto rischio, come i cosiddetti derivati, soltanto per svuotare i loro portafogli di titoli tossici. Il punto nodale, tuttavia, sarà il rapporto funzionale dei sistemi bancari e della finanza con l’economia reale. Se la finanza diventa una sovrastruttura, che alimenta sé stessa, un castello incantato di illusioni, allorquando scoppiano le crisi e crollano le illusioni, ne viene sconvolta anche l’economia reale, con i processi recessivi e di stagnazione economica. 4 - Pensa che la finanza possa continuare a manovrare l’economia del mondo basandosi su prodotti tanto devastanti? Dove si arriverà di questo passo? Se, nell’ambito del G20, i paesi industrializzati maturi, in crisi, e i paesi emergenti, guidati dai BRICS, non troveranno le intese per regolamentare l’economia globale, i mercati, la finanza e il sistema monetario internazionale, si determinerà quella tempesta perfetta, paventata dall’economista Nouriel Roubini, cioè il caos, con tutte le conseguenze politiche, istituzionali e sociali, che si possono immaginare. 5 - Quale soluzione proporrebbe per rilanciare l’economia italiana? Fare le riforme strutturali, che anche i paesi emergenti hanno realizzato prima del 2000. Riformare le istituzioni, rendendole più leggere ed efficienti. In attesa di questi passaggi, se fossi ministro dell’Economia e delle Finanze, la prima, ma non l’unica, misura-choc da varare sarebbe l’abbattimento radicale dell’incidenza fiscale e contributiva, sulle imprese, a favore di nuove assunzioni, giovanili e femminili. 6 - Il gioco d’azzardo, lasciato a un così facile utilizzo, pensa che sia immorale e socialmente devastante? Il gioco d’azzardo, sul quale ho combattuto, da sette anni, una battaglia senza quartiere, sta devastando socialmente le famiglie italiane, i soggetti deboli e tutto il nostro paese. E’ il paradigma della crisi e delle contraddizioni italiane, alimentato dalla recessione economica e dalla precarietà reddituale dei ceti medi. Le lobby dei concessionari del gioco e la criminalità organizzata, che ne controlla il reticolato sul territorio nazionale, hanno impedito la regolamentazione del settore. Basta girare per le periferie delle città italiane, e non solo, per rendersi conto che l’Italia è diventata un far west, con eleganti sale da gioco dappertutto e con new slot infilate nell’ultimo bar di montagna. Le entrate fiscali, ricavate dal gioco d’azzardo, sono in calo, e presto i costi sociali per curare i malati patologici si incaricheranno di dimostrare quale cattivo affare sia stato, per le casse pubbliche, avere dilatato all’infinito questo settore (il mercato del gioco, cosiddetto legale, naviga verso i 100 miliardi di euro). I colpevoli sono noti, di centro destra e di centro sinistra: i ministri dell’Economia e delle Finanze Visco, Tremonti, Monti e Grilli meriterebbero di essere processati dal tribunale dei ministri, prima che dal tribunale del popolo. Tutti i miei appelli, le proteste o le proposte sono caduti nel vuoto. Non faccio, per carità di patria, alcun cenno al gioco d’azzardo on-line o clandestino, gestito direttamente delle mafie. 7 - Per passare a un tema non certo più facile, quali sono secondo lei le priorità per dare un futuro a una terra martoriata come quella della Campania? Legalità, legalità, legalità! Lavoro, lavoro, lavoro! Trasparenza, trasparenza, trasparenza! 8 - Lei pensa che la maggior parte dei mali italiani derivino dall’inciucio/corruzione politico e istituzionale o dagli italiani stessi che si plasmano perfettamente su questi mali? Il ceto politico, ancora dominante, è la perfetta espressione delle tre malattie italiane (familismo, nepotismo e clanismo), per le quali il merito segue e non precede i legami di sangue, di gruppo, di loggia massonica o di clan. La diffusione e il radicamento della criminalità organizzata calabrese, ad esempio, su tutto il territorio nazionale, hanno esportato la filosofia delle ‘ndrine, cioè di gruppi chiusi che tutelano se stessi ed i loro affari, incuranti della società, che viene considerata solo ai fini dello sfruttamento, con l’uso del ricatto, della forza e della violenza. È stato smarrito il concetto di bene comune e le cause della crisi italiana sono diventate etiche e, oserei dire, esistenziali per il futuro della nazione. L’unica speranza restano i giovani, che dovranno cacciare, al più presto, un ceto politico autoreferenziale, fatto di caste e dominato da interessi particolari. Ho sperimentato sulla mia pelle, anche se consapevolmente, il potere di queste caste privilegiate e come, anche i vertici istituzionali, ne risultino condizionati, contagiati ed infiltrati. 9 - Se le chiedessi “Senatore scriva su queste pagine ciò che le ha lasciato maggiore amarezza” da quale inizierebbe? Nasco filosofo, prima di aver studiato economia, e ho letto, con rigore, le opere di Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Niccolò Machiavelli e Tommaso Moro, tanto per citare i maggiori. So bene quale sia il destino degli utopisti e dei riformatori. Fortuna che, almeno per ora, non siano più in uso la tortura, il rogo o la decapitazione. Quindi non ho alcuna amarezza da denunciare. Guardo la realtà con occhi disincantati. Non posso negare, tuttavia, la mia grande apprensione per il futuro dell’Italia e per quello delle giovani generazioni, di fronte allo spettacolo di un nuovo governo, anch’esso inetto, incapace e condizionato, frutto di compromessi innominabili. Basterebbe che riformasse la legge elettorale e consentisse al popolo sovrano di rivotare, al più presto, anche un’Assemblea Costituente, in grado di riformare, seriamente, la nostra carta costituzionale e le istituzioni, centrali e periferiche dello Stato. Altrimenti, l’Italia resterà sempre più il grande malato d’Europa, l’Europa il grande malato dell’Occidente e l’Occidente il grande malato del mondo. * Già Senatore della Repubblica, Prefetto e Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno.

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