giovedì 5 maggio 2016

La “panarella”

di Filomena Baratto

Vico Equense - Per tutti noi è la “panarella”, proprio come un cesto appeso ai cavi d’acciaio che guardiamo col naso all’insù e la bocca aperta mentre va verso Faito o scende giù a Castellammare. Una volta la seguivo fino a quando gli occhi ce la facevano, poi abbassavo lo sguardo per paura di non poter andare oltre, soprattutto quando passava vicino al pilone e, a quel punto, dondolandosi molto, dava qualche brivido di paura. Qualche volta l’ho presa anch’io e appesa a quel filo era come trovarsi in un’altra dimensione, sospesa nel vuoto, e non vedevo l’ora di mettere i piedi sulla terra ferma. La funivia mette in comunicazione Castellammare con Faito, due punti, due Comuni, agevolando di gran lunga chi vuol salire in montagna aggirando la costiera. Senza la funivia, in questi ultimi anni, bisognava fare il giro per Vico Equense e salire per Moiano, vista che l’altra strada che da Castellammare porta a Faito non è percorribile per essere insicura e non è ben tenuta. Nei periodi estivi, la sua mancanza ha creato non pochi disagi, e lo si è visto da un progressivo spopolamento e abbandono del Faito. A questo si sono aggiunti fatti incresciosi come la scomparsa di Angela Celentano e qualche altro episodio, che hanno reso Monte Faito il luogo della desolazione. Ricordo Monte Faito negli anni settanta, io appena una bimba, salivo in pullman con i nonni dal versante di Vico. Era un fermento di vita, ricordo la folla in punti diversi, ragazzi in giro e pullman di linea che da Vico portavano in cima. C’erano turisti stranieri, c’erano attori, tennisti, tutto il jet set internazionale, con attività che oggi a confronto sono irrisorie. Chi veniva qui aveva mete obbligate, tra cui Capri, Faito, Scavi.
 
Sin da quando è stata aperta, ha rappresentato il modo più semplice per vivere mare e monti, incrementando il turismo locale e quello che giunge in Campania per visitare i nostri luoghi più belli. La funivia fu inaugurata nel 1952 e fu una vera conquista per gli stabiesi, per i vicani e per tutti i turisti. Si trascorrevano su intere giornate per scendere in città solo a sera, al tramonto, dopo aver goduto della frescura degli alberi, dell’acqua, del silenzio, del riposo. Soprattutto in estate, la funivia corre su e giù portando turisti e abitanti del posto. Nel 1960 un incidente la fece cadere proprio davanti alla galleria del treno della stazione di Castellammare di Stabia, riportando quattro morti. Per un po’si perse la voglia di salire a Faito e passò del tempo prima che la corsa venisse ripristinata, cosa che avvenne solo nel 1962. 2945 metri di linea in soli 8 minuti per una portata di 35 persone, solo alcuni dei numeri che spettano alla funivia che nel tempo ha cambiato cabine, orari, tariffe, ma è sempre rimasta la panarella. I giovani, sin dagli anni settanta, trascorrevamo le estati sul Faito e per loro, prendere la funivia era un divertimento, accorciando distanze e tempi. Talvolta qualcuno perdeva l’ultima corsa e doveva aspettare un amico che lo portasse giù. Altre volte si restava su e si tornava a casa il giorno dopo, magari ospite di qualche amico o presso qualche ostello. La funivia ha dato un forte impulso al turismo quando Castellammare era una città d’acqua e non versava nell’incuria di oggi, quando giungevano persone da tutte le parti d’Italia per bere dalle fontane di Stabia, per visitare Monte Faito con la funivia per arrivare in breve tempo. Ma i fasti di questo splendore hanno perso vigore per la noncuranza della città fino a far cadere nell’oblio anche la panarella, come se tutti si fossero dimenticati dei tempi belli di una volta, come recita una canzone. Il sogno giovanile di avere il Faito in mano è andato scemando fino a fermarlo nel 2012, quando la funivia ha chiuso i battenti. Per molto tempo sulle nostre teste non è passata più la sospesa panarella che dava un segno di vitalità e di allegria. Ora ce l’hanno ridata e speriamo di non dover perdere questo entusiasmo e che non sia solo una trovata politica in tempo di elezioni. Il turismo corre sulla funivia, un turismo tolto alla città per troppo tempo. La funivia è un servizio di tutti e non deve rivelarsi come un dono calato dall’alto da chi ha bisogno di voti. Ciò che si vuol far passare per miracolo è solo qualcosa di dovuto.

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