sabato 24 settembre 2016

Una messa per l’ultimo Vescovo di Vico Equense (1751 - 1799)

Ex Cattedrale della SS. Annunziata, un quadro di Armando De Stefano
sulla Rivoluzione Napoletana del 1799
Monsignor Michele Natale fu una vittima illustre della reazione borbonica alla caduta della Repubblica Napoletana. Il Consiglio comunale nel 2015 gli ha conferito la cittadinanza onoraria alla memoria  

Vico Equense - Monsignor Michele Natale, Vescovo e martire della rivoluzione napoletana del 1799 per la sua fede in Dio e nella democrazia è stato ricordato, questa mattina, a Vico Equense. Una delegazione, accompagnata dal Sindaco di Casapulla, in provincia di Caserta, si è recata in visita nell’ex Cattedrale della Santissima Annunziata. Poi, è stata celebrata una messa in memoria dell’ultimo Vescovo di Vico Equense, diocesi che gli fu affidata nel 1797, anno in cui raggiunse il suo più alto grado di ordine sacramentale della gerarchia ecclesiastica con l’episcopato. Monsignor Natale fu uomo di cultura e di grandi interessi, si presentò a Vico Equense con 51 testi della sua biblioteca, un grande valore che mise a disposizione di tutti. Egli si occupò anche di ristampe di alcuni testi di grande rilievo. Aderì alla Repubblica Napoletana del 1799. Rotto ogni rapporto con i vicani, sia come vescovo che come sindaco, visse poi a Napoli, sempre fedele alla Repubblica. A questo punto, cambiate le sorti della città con l’arrivo delle truppe borboniche, dovette uscire di nascosto travestendosi da francese. Ma fu riconosciuto da un vicano e arrestato. Fu condannato all’impiccagione restando sospeso per 24 ore penzolante dal patibolo. Con lui anche Eleonora Fonseca Pimentel. Morì a 48 anni e le sue spoglie si troverebbero nei sotterranei della Basilica del Carmine a Napoli. Per la città rappresentava un punto di riferimento e in breve tempo impresse nei cittadini la sua ricca personalità.
 
La storia romanzata vuole che prima di morire abbia maledetto il vicano che lo additò e lo portò all’impiccagione così come la città di Vico da cui proveniva il delatore. E visto che la storia si legge dopo la fine dei fatti e col tempo, ora la storia del vescovo assume una nuova luce, fatta di lustro e di volontà di reintegrarlo in una società che a quel tempo non era pronta per accettare idee così rivoluzionare e che sicuramente non voleva scontrarsi con l’autorità più alta della città, ma era solo spaventata dalle nuove idee portate dai venti della rivoluzione. D’altra parte lo stesso vescovo, pur essendo nato a Casapulla, resta legato a questo territorio per la sua intensa attività che qui ebbe. Vico rappresenta per lui un luogo di forte richiamo per gli interessi che qui sviluppò e allo stesso tempo i vicani si sentono legati a lui per essere l’ultimo vescovo che aveva assolto anche a funzioni di sindaco con sviluppi politici e sociali. Il suo fu un impegno prettamente di divulgazione e approfondimento di tutto quello che la rivoluzione portò da queste parti. Pertanto Vico, proprio per essere il luogo in cui il Vescovo sviluppò e divulgò i fermenti della politica repubblicana, chiede, per un fatto simbolico e al passo con la storia che si costruì a quel tempo, che le sue spoglie possano riposare in questa terra. Un legame, quello tra vescovo e vicani, fatto di crescita reciproca nonostante le incomprensioni e le difficoltà del tempo.

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