mercoledì 12 luglio 2017

Sulla montagna ferita "Soccorsi insufficienti a rischio le nostre case nessuna prevenzione"

Fonte: Stella Cervasio da La Repubblica Napoli 

L'urlo della natura è muto. È una cortina di fumo bianco, nero e giallo, che impedisce la vista del Vesuvio, il grande ammalato da una settimana, distrutto da incendi che non hanno fine. Le stime dei carabinieri forestali: circa 50 ettari di terra bruciata, di bellissime pinete arse, finite. Ma è dire poco, se il fronte dell'incendio è di un chilometro e più, c'è da aspettarsi di peggio, quando i conti saranno fatti. E se il numero è giusto, è pari quasi quattro volte ai danni degli incendi del 2016. Dalla Napoli-Salemo si vede solo un'enorme nube che avvolge la montagna. A tratti il fumo diventa nero. Non brucia solo natura, ma anche sostanze chimiche. Si sale al cono da diverse strade. Le famose "cupe" del vulcano, le vie d'acqua, chiuse dalla mano dell'uomo in mille modi impropri. Dall'abusivismo edilizio alla mancata manutenzione. Un Parco nazionale che a pochi passi dalla propria sede contempla discariche abusive di plastiche, materiale edile di scarto e tessile, centinaia di scarpe, lamiere. Che nessuno raccoglie. Chiudere le vie d'acqua a una montagna significa ucciderla, farla fuori. Ma da Salerno la linea di fiamme sembra unica. Un lunghissimo filo rosso che sta distruggendo i beni ambientali di una parte consistente della regione. Invia Resina Nuova le madri dei bambini che giocavano nelle piscine della Valle dell'Orso mentre il fuoco prendeva piede, aspettano la restituzione dei figli: «Siamo qui perché le fiamme sono arrivate - dice una giovane mamma mentre Lorenzo, 12 anni, la raggiunge - manca vano pochi metri e il rischio sarebbe diventato concreto».
 
Dopo aver partecipato all'apertura del Coc, il Centro operativo comunale da dove il sindaco coordina le operazioni di protezione civile, gli assessori di Torre del Greco alla Politiche giovanili Angela Laguda e alla Protezione civile Domenico Balzano presenziano con i soccorritori sul versante torrese che brucia ai confini con Trecase. Qui le pinete sono private. E sono in condizioni pietose. Milioni di aghi di pino mai raccolti equivalgono a un milione di fiammiferi in attesa che qualcuno ci getti su una scintilla: «Il Comune ha emesso ordinanze che impongono la manutenzione», spiega Laguda, ma non è bastato a salvare la montagna. Quindici famiglie sono state evacuate, tre disabili e numerosi anziani sono aiutati dagli assistenti sociali, e alla fine della strada un maneggio è stato svuotato mettendo i cavalli in sicurezza. Quattro elicotteri e due Canadair sorvolano il lungo fronte circolare del fuoco che cinge il Vesuvio quasi interamente. Uno spettacolo impressionante. «Non sappiamo come fronteggiare questa emergenza - ammette l'assessore - è troppo grande, viviamo il dolore e la paura di non farcela». Una grossa parte la fanno i volontari della protezione civile comunale. Laddove ci sono. Perché su un altro versante, quello di Boscotrecase non è stato possibile impiegarli: sette mesi fa la nuova amministrazione ha smantellato l'unità. Sopperiscono i carabinieri. «Abbiamo preso le manichette - dice lo chef del ristorante Parco Vesevus Andrea Giugliano - e abbiamo cominciato a spegnere noi l'incendio. Per miracolo non abbiamo avuto danni seri». Il proprietario del locale, Carmine Telonico, si è salvato per caso, quando alcuni rottami incendiati sono caduti sul ciclomotore che stava guidando. Il Vesevus è più m alto degli altri ristoranti, in quelli più in basso, evacuati in mattinata, un matrimonio è andato a monte mentre la sposa stava facendo le fotografie e tutti gli invitati hanno dovuto rinunciare al ricevimento. Un'altra festa di nozze è stata spostata in un locale più a valle. Nella notte un gruppo di cittadini di Boscotrecase ha aiutato i titolari del Vesevus a sgombrare dai residui dell'incendio perché oggi è prenotata un'altra coppia di sposi. L'ultimo edificio prima del fuoco è la sede del Parco Nazionale del Vesuvio: qui, informa un carabiniere in forze a Torre Annunziata è stata danneggiata la casetta dei forestali e un autobus. «I soccorsi hanno tardato - dice la cognata di uno dei titolari di un ristorante abbiamo cominciato a chiedere aiuto alle 10 di mattina, sono arrivati alle 15.30». La strada per il Parco è sbarrata, l'incendio sembra spento anche se con il vento che cambia di continuo non si può mai dire - ma sono caduti alcuni tralicci dell'alta tensione. All'accesso al Vesuvio da Trecase ecco due carabinieri dell'antisciacallaggio. Una funzione che in zona deve subito essere attivata: anche due ore dopo il crollo della palazzina di Torre Annunziata che risale a pochi giorni fa, i ladri campioni di vigliaccheria erano già entrati in azione. «La responsabilità - dice un abitante di Torre Annunziata salito a vedere che fine stanno facendo le pinete dove è cresciuto da bambino - è anche di chi ha deciso di limitare di fatto la Guardia Forestale: erano fondamentali, li hanno praticamente disabilitati». Poche sparute unità compaiono a bordo di vecchie Panda 4 per 4: sono addolorati, conoscono la zona come le loro tasche. Milioni di aghi di pino e pigne, come micce pronte ad accendersi sono disseminate ovunque. Una coperta di foglie secche. E basta un niente. «Questi roghi sono sicuramente dolosi - dice l'assessore di Torre - accesi uno dopo l'altro contestualmente, non si può non pensare che ci sia dietro la mano di uno o più responsabili. Poi le condizioni meteo non ci aiutano». Ma neanche la mancata prevenzione. «Ho partecipato a una riunione a Ottaviano racconta Laguda - dove un generale dell'Arma dei carabinieri ha parlato di prevenzione da attuare con droni e videocamere». Della videosorveglianza si parla ogni anno, alle pendici del Vesuvio. Mai niente si è visto. Molto è affidato alle energie e alla passione dei volontari. L'associazione "Cittadini per il Parco" dice che le cause di questi incendi «non vanno ricercate nella camorra che in questo caso non c'entra niente, ma nell'incuria in cui viene tenuto il bosco e nell'inefficienza e inefficacia delle azioni di spegnimento e pronto intervento. Senza la manutenzione e senza 7-8 persone da terra ben addestrate il lavoro dei soccorritori da cielo rischia di essere sterile». Il presidente dell'associazione, Giovanni Marino, chiama a raccolta gli appassionati del Vesuvio, molti dei quali hanno listato a lutto i loro profili Facebook.

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