martedì 22 settembre 2015

Un amore di Villetta

di Filomena Baratto 

Vico Equense - Qual è la relazione tra un bel panorama e una coppia nel sole che mangia un gelato? Dalla mia panchina vedo quest’immagine: due ragazzi, l’uno che imbocca l’altra mangiando da un solo secchiello il gelato, mentre il contorno delle loro sagome è acceso dai raggi del sole al tramonto che, da Punta Scutolo, si irradiano sulla villetta di Vico. Di tanto in tanto si guardano negli occhi mentre l’oro contorna i volti, il vento alza i capelli di lei, lui non smette di guardarla, come se stesse officiando un rito che solo gli innamorati conoscono. Non è la prima volta che vedo immagini del genere sulle panchine della villetta! Spesso vanno lì a rubare uno scatto, un selfie, un panorama dove spargere i pensieri e le emozioni quando sono incontenibili. E fanno tenerezza, al di là dell’età che hanno. E si dicono scimità, parole vuote per un senso di libertà, per dire di stare in sintonia, stare a proprio agio, parole per scherzare, battute, risate di sottofondo per poi farsi più seri tornando ai sentimenti. La nostra coppia, finito il gelato, resta in una contemplazione, una sorta di adorazione, mentre le emozioni circolano da una parte all’altra come la linfa nella pianta. Un’immagine questa priva di parole, dove, se si parlasse, si sconfinerebbe in altro. Complice quel pezzo di panorama mozzafiato che a tratti mette in secondo piano i sorrisi, le mani che si intrecciano, gli occhi che si cercano, la testa che si abbassa per sembrare di aver visto troppo. Sarà questo panorama che mantiene l’incantesimo di un amore che qui non ha bisogno di spiegazioni, né di altro, o il loro amore che su questa terrazza è più carico di significati? Il sole continua a scendere, ancora non è arrivato a mare e mette in luce tutta la spiaggia, il mare . Questa volta le mani si intrecciano, le braccia si cercano, l’una si appoggia all’altro, accanto ancora il secchiello del gelato che il vento fa un po’ rotolare. Ed è proprio il vento ad accarezzarli, coccolandoli con la sua frescura di metà settembre dopo le giornate afose. Ancora non hanno parole, non riescono a dire alcunché, ma l’amore vive anche di silenzi durante i quali si possono percepire i pensieri dell’altro. Questa volta si stringono, come se sentissero freddo. Guardano giù, là in lontananza ci sono le barche, si girano e non sono poi così giovani o ragazzini, ma i loro gesti si! Lui le pulisce un po’ di gelato ai bordi delle labbra per poi darle un bacio, lei di slancio lo abbraccia e gliene dà un altro. Non c’è niente di offensivo o indecoroso in questi gesti, solo tanta tenerezza, un modo di farsi piccoli per capire l’altro, per sentire le emozioni, un po’ come i bambini, così noi trattiamo l’amore. Quando siamo innamorati siamo quello che di meglio possiamo essere: azzeriamo tutti i sentimenti negativi in noi per ascoltare quella pace e serenità che l’altro ci dona con la sua presenza. Siamo comprensivi, propositivi, attenti, dolci, veri e spontanei, diciamo tutto all’altro perché siamo come dovremmo essere, nella nostra forma migliore. Continuano a guardare il sole che si appoggia sull’acqua col suo rossore esplosivo, con i suoi riflessi su di loro mentre stanno stretti stretti. Quando si girano per andare via, il sole è già tramontato. Hanno parlato per tutto il tempo sussurrando, ridendo, abbracciandosi, ora esausti come i bambini, una volta finiti i giochi, stanno per allontanarsi.
 
E anche se il sole non c’è più, restano i loro scherzi e le loro parole che riscaldano l’aria diventata più fresca. L’amore è condividere un tramonto come qualsiasi altra cosa, è vedere il mondo insieme da due punti di vista, è sentire tutto in modo amplificato. La villetta luogo d’amore, il nido di Vico, dove il mare, La Chiesa della SS. Annunziata, Punta Scutolo e il Vesuvio, sono come un raccoglitore, un palcoscenico per abbracciare il circolo delle emozioni. Nessuna coppia potrebbe resistere per ore a guardare un tramonto se non stesse bene e i silenzi mentre si guardano sono la prova che vivono in sintonia tra loro e col loro mondo interiore. E mentre vanno via i ragazzi che hanno accompagnato il sole, arriva una nuova coppia che ha bisogno delle stelle per cantare il suo poema. Non sono ancora apparse al balcone, ma nell’attesa lui l’ha messa a sedere sul muretto cingendola con le braccia, lei fa cenno di voler cadere per capire se la prende per poi scivolare in un abbraccio e tanti sorrisi. Si giurano il loro amore, si accarezzano come solo da bambini abbiamo ricevuto, lui le bacia e le accarezza le mani. Poi ha un attimo di esitazione, ha bisogno dei suoi occhi per cercare quello che già sa. Ma chissà perché in amore gli sguardi e le parole non sono mai abbastanza. Tutto sommato si dicono sempre le stesse cose, e si vedono le stesse espressioni, ma abbiamo bisogno di farlo spesso. Solo la ripetitività dei gesti può dare quella sicurezza che il sentimento sia profondo, come se scrivessimo un contratto. Mai come in amore i contratti non servono, i veri contratti sono fatti di sguardi e di gesti e di altro. I fatti superano le parole. E mentre non sappiamo parlar d’amore come dice la canzone, sappiamo capire l’altro se dice il vero da uno sguardo, anche se di tanto in tanto giunge quel “Ti amo” come frase stereotipata, ma che assume, di volta in volta, un significato diverso e che, se non ci dicesse, il nostro animo cadrebbe nel buio. E il buio è arrivato su Punta Scutolo e sugli innamorati e anche all’ombra non scade la bellezza della villetta e dei suoi amori, mentre io, posta lì per disegnare, mi ritrovo a scrivere dopo un’attenta osservazione di un pomeriggio d’incanto. Con me alcuni amici, e a qualcuno non sta bene che si facciano smancerie di questo genere. Ci imbattiamo in un lungo discorso che finisce davanti a una pizza e dove ribadisco che vedere scenari del genere aiuta molto, che due persone che si amano sono la cosa più bella. Forse chi fa solo guerra non ha vissuto mai momenti del genere e forse non vive nei pressi della villetta degli innamorati come a Vico, che, se ci fosse stato, avrebbe potuto beneficiare dei più bei tramonti di questo mondo inviandoli alla sua amata per trasmetterle il suo bene. Mi ricorda tanto una poesia di Prevert con la quale chiudo la serata.

I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
Jacques Prévert



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