sabato 25 marzo 2017

Tito gate, maggioranza compatta. In consiglio la querelle consulenti

Giuseppe Tito
Il sindaco indagato rinsalda il patto con gli alleati e non vuole dimettersi. Squadra pronta ad approvare il piano delle opere pubbliche 2017/2019 

Fonte: sd da Metropolis 

Meta - L'appuntamento è importante. Perché arriva a un mese esatto dall'udienza chiave dinanzi al Tribunale del Riesame di Napoli in cui si discuterà della richiesta di arresto. Eppure la maggioranza blinda apertamente ancora una volta Giuseppe Tito con il sindaco di Meta che giovedì alle 12 in punto torna in consiglio comunale. Argomenti importanti all'ordine del giorno: a cominciare dal piano delle consulenze. A ciò si aggiungono il programma delle alienazioni immobiliari, il piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio. Sarà una seduta fiume, c'è da scommetterci, anche perché si tratta di un appuntamento clou per la tenuta dell'amministrazione di via Municipio. Tito è sereno, affiancato dal proprio pool difensivo continua a spulciare gli atti dell'inchiesta a suo carico, il Tito-gate, che lo vede sotto accusa per svariate ipotesi di reato. La più pesante? Secondo il sostituto procuratore di Torre Annunziata Silvio Pavia, nell'anno 2012, Tito - nella qualità di assessore al corso pubblico - intascò mazzette mensili da 2mila 500 euro per sei mesi dall'affare parcheggi. Un circuito fuorilegge, nella ricostruzione della Procura, che fa aleggiare pesanti sospetti sulla gestione dell'ente comunale. Tito continua comunque a non voler parlare ne fornire commenti ufficiali.
 
Da metà febbraio, da quando gli è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari con il sequestro di 15mila euro sul conto corrente, si è chiuso in un silenzio granitico. Le uniche parole dette arrivano soltanto a mezzo Facebook, dove non ha fatto mai menzione delle accuse. Eppure il fronte resta aperto, anche per via dei dissidi ingaggiati a distanza con il segretario locale del Pd Paolo Trapani il quale, da ex sindaco, ha gravemente censurato il comportamento politico dell'ormai ex alleato. Motivo? L'attuale gestione dell'amministrazione in cui, a detta di Trapani, continua a esserci «mancanza di trasparenza», come dichiarò alcuni giorni fa. In tutto ciò pesa anche il mancato tesseramento. Tito non ha sottoscritto l'adesione al Pd nell'ultimo giro della campagna di tesseramento e ciò contrasta in parte con il suo ruolo: capogruppo dem alla Città Metropolitana di Napoli.

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