mercoledì 29 marzo 2017

Angela Celentano, la speranza di papà Catello: «Celeste è nostra figlia, ora c'è grande impegno nelle indagini»

Maria e Catello Celentano
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis

Vico Equense - «Ogni giorno che passa è un giorno che ci avvicina al suo ritorno a casa». Era il 10 agosto scorso quando, tenendo per mano sua moglie Maria, nella triste ricorrenza del ventesimo anniversario della scomparsa della figlioletta, mostrò ancora una volta fiducia. «Ma anche la fede ci porta ad andare avanti, aiuta» aggiunse con lo sguardo velato di commozione. Oggi Catello Celentano è ancora più convinto che prima o poi riuscirà ad abbracciare la sua Angela. Anche perché lo Stato, i magistrati, gli investigatori disseminati sul campo sull’asse Vico Equense-Messico, stanno dando prova di massimo impegno. L’interrogatorio della cugina della piccola, Rosa Celentano, sentita per cinque ore assieme al marito Giuseppe Rubino, è soltanto l’ultimo tassello che consentirà di ricostruire ancora una volta quel pic nic a cui partecipava Angela e da cui sparì nel nulla. La Procura di Torre Annunziata ha deciso di ascoltare vecchi testimoni. Un nuovo tentativo a quasi 21 anni di distanza da quel 10 agosto 1996. Come la vede? «E’ una cosa positiva. Perché c’è l’ennesimo segnale che conferma che le indagini non si fermano. Da parte della Procura lo sforzo è massimo per fare chiarezza e dare una risposta a tutte le domande che ci stiamo ponendo».
 
Pensa che sia stato utile sentire nuovamente Rosa, la cugina di Angela? «Non so, perché dovrei conoscere l’esito dell’interrogatorio. E dato che si tratta di una deposizione fatta durante le indagini è normale che non si sappia il contenuto delle dichiarazioni. Detto questo, se la Procura ha ritenuto opportuno convocare Rosa vuol dire che c’era un buon motivo. Ritengo comunque che la rilettura degli atti di indagine e la verifica di circostanze già oggetto di verifiche possa consentire alla Procura di trarre indicazioni utili». La “premonizione” di Rosa, quella del giorno prima al 10 agosto, in cui «Angela spariva nei boschi», è vera? «E’ una vicenda già nota. Non si tratta di un sogno ma di un racconto a mo’ di favola che fece Rosa prima di quel giorno. Fummo noi genitori a raccontare questo episodio agli investigatori a caldo, durante la fase iniziale dell’inchiesta». Che idea si è fatto del rinnovato impegno della Procura di Torre Annunziata? Sono state fatte nuove audizioni e ulteriori ricerche nonostante sia passato tantissimo tempo da quel giorno. «I magistrati stanno dando il massimo. E non da adesso. Ci tengono davvero molto. Tutti, dal primo all’ultimo, vogliono assolutamente fare chiarezza su Angela e noi, come familiari, li sentiamo davvero dalla nostra parte». Secondo lei c’è un legame tra il monte Faito e il Messico? Esiste una traccia che porta da Vico Equense a Celeste Ruiz? «Non lo so, vedremo. Aspettiamo con la consueta fiducia l’esito del lavoro dell’autorità giudiziaria. Resta ferma in tal senso la convinzione che la nostra Angela sia Celeste Ruiz, che quella ragazza di quella fotografia sia proprio nostra figlia». Salvatore Dare

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