sabato 9 settembre 2017

Povertà infantile, la Regione attivi un fondo

Fonte: Luisa Cavaliere da Il Corriere del Mezzogiorno 

La povertà infantile. Una cifra scandalosa, un indice che parla di una drammatica marginalità. Di un terribile primato che colpisce tutti e tutte noi abitanti di questa Regione gremita di contraddizioni. Qui, certamente, nessuno è innocente. Nessuno può tirarsi fuori dalla responsabilità di quei bambini e quelle bambine esclusi. Dimenticati. Feriti dalle mille facce di una condizione che li rende invisibili oggetti e che non gli risparmia nulla. Neanche la rete di pedofili e l'offerta di pochi spiccioli in cambio della vendita dei loro corpi insieme alla loro innocenza e alla possibilità di essere felici. Non vanno a scuola. Non hanno libri in casa. Non hanno giocattoli. Non hanno spazi dedicati alle loro energie, risorse per i viaggi, tenerezza sociale per le loro fragilità. Fortuna e, prima di lei Antonio, violentati da padri, amanti, mariti e compagni, buttati come fossero sacchetti della spazzatura dai piani alti del Parco Verde di Caivano sono il simbolo di questo delitto che tutti i giorni si consuma contro l'infanzia. Non mancano gli argini. Esempi virtuosi di un volontariato che rischia ogni giorno la sopravvivenza e che si vede destinatario di una delega che è insieme rinuncia a svolgere il proprio ruolo, ad adempiere ai propri doveri e incapacità-indifferenza programmatica dello Stato e degli enti pubblici locali (Regione, innanzitutto, ma anche Comuni).
 
Una incapacità ed una indifferenza che dolosamente si nascondono dietro la insufficienza di risorse destinate ad affrontare e a mettere come priorità assoluta di qualsiasi agenda questo «male» che ipoteca il futuro delle nostre comunità. Un futuro tutti i giorni consegnato al destino di un deserto senza solidarietà, senza garanzie per i più deboli, sempre più discriminatore e violento. La «buona occasione» delle recenti misure per il Reddito di inclusione varate dal governo Gentiloni può essere colta per invertire il senso di una pigrizia istituzionale (dolosa) che cataloga la povertà infantile come una fra le tante che connotano le nostre convivenze. Alle risorse stanziate dal Governo vanno aggiunte quelle regionali. La Regione Campania può da oggi redigere un piano «integrativo» adeguato all'entità che ha qui questa emergenza. Predisporre un sistema erogativo rigoroso, mettere a punto un modello efficace chiedendo ai Comuni di svolgere quei compiti di controllo che non seppero svolgere nell'attuazione del reddito di cittadinanza. Enfatizzare il ruolo delle associazioni e delle organizzazioni che operano nella società e che hanno spinto il Governo all'emanazione di questo importante decreto che si presta a significativi ampliamenti virtuosi Può impedire che anche un solo euro venga sprecato o usato impropriamente e può cogliere questa «buona occasione» per praticare un'idea di inclusione e di sostegno che non abbia nulla a che fare con la distribuzione clientelare delle risorse e che abbia l'ambizione di introdurre elementi di radicale novità nel sistema di contrasto a questa orrenda povertà. Una povertà che oggi ha anche il volto dei bambini e delle bambine migranti catalogati come non «accompagnati» che sbarcano sulle coste del nostro Paese e spesso si perdono come «oggetti smarriti» che nessuno rivendica.

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