martedì 10 luglio 2018

Ecomafie, è record in Campania

Nel Mezzogiorno i clan continuano spadroneggiare e 484 arresti non sono serviti a frenare gli affari illeciti

Fonte: Francesco Lo Dico da Il Mattino

La buona notizia è che mai come l'anno scorso ci sono stati tanti arresti per crimini contro l'ambiente: 484. Quella cattiva è che il business delle ecomafie non è mai stato così fulgido: 14,1 miliardi di euro. Il Pii del malaffare continua a crescere senza sosta: quest'anno un incremento del 9,4 per cento, trainato per lo più dallo sversamento illegale dei rifiuti, dalla filiera agroalimentare e dal racket animale. Ci vuole ben altro, del resto, per tagliare le unghie alla cupola degli avvelenatori che ha fatto della Campania (prima regione per illeciti ambientali, il 14,6% del totale) il suo fortilizio. E più di ogni altra cosa, servono pene più severe.
IL MINISTRO 
Pene esemplari come quelle invocate dal ministro Costa, che sin dal giorno del suo insediamento si è fatto promotore del Daspo ambientale e di multe draconiane per chi inquina. I numeri che emergono dal Rapporto Ecomafia di Legambiente del resto parlano chiaro. A fronte di 30.692 illeciti ambientali (+18,6%), di 11.027 sequestri (+51,5%), di 39.211 persone denunciate (+36%), il giro d'affari delle cosche continua a crescere, al riparo di un sottile senso di impunità. L'immane lavoro di investigatori e magistrati si traduce a oggi in sanzioni ancora troppo blande per fare davvero paura.
 
E così, al netto dei quasi 500 arresti maturati nella comice della nuova legge 68 sugli ecoreati (che va tagliandata, annuncia Costa), il Mezzogiorno resta ancora terra di frontiera. Dove a dettare legge, più che lo Stato, sono i fuorilegge. Quasi la metà dei reati contro l'ambiente (44%) è avvenuta infatti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: al primo posto come detto la Campania, dove sono stati accertati 4382 illeciti: in media più di 12 al giorno. A seguire la Sicilia (3.178), la Puglia (3.119), la Calabria (2.809) e il Lazio (2.684).
LEGAMBIENTE 
«I numeri dimostrano i passi da gigante fatti - sottolinea il presidente di Legambiente Stefano Ciafani - ma servono anche altri interventi urgenti». Servono risposte urgenti, ad esempio, per spezzare le reni agli sversatori di rifiuti che si spartiscono la torta criminale per conto dei 331 clan censiti da Legambiente. Nell'ultimo anno e mezzo i soldati delle mafie hanno immesso illegalmente nell'ambiente qualcosa come 4 milioni e mezzo di tonnellate di spazzatura: per trasportarla, occorrerebbero più di 181mila camion disposti lungo una fila di 2500 chilometri. Ma oltre a rovistare nei cassonetti, le mani dei mafiosi affondano sempre più generosamente la presa sulle nostre tavole . Dove spesso finiscono pro dotti illegali, contraffatti, e rischiosi per la salute, che regalano alle cosche proventi per oltre un miliardo di euro. I reati nel settore agroalimentare e contro la biodiversità sono decisamente in crescita.
LE FRODI 
Da quelle in campo ittico alla contraffazione di vini e alcolici, dalle truffe nel settore della ristorazione alla macellazione delle carni, sono state registrate nel 2017 37mila infrazioni, sfociate in 22mila denunce e 2700 sequestri. Tutto ciò che non viene avvelenato, contaminato, stravolto, viene infine razziato e depredato in spregio alla tutela della biodiversità. Il bracconaggio e la pesca di frodo al Sud continuano a crescere senza sosta. In totale sono 7mila le infrazioni registrate (+18% rispetto al 2016) nel settore e più di 6mila le persone denunciate «per aggressioni sulla pelle di lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada e non solo».

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