di Anna Guarracino
Sant'Agnello - Un’encomiabile iniziativa, entusiasmante e coinvolgente, quella ideata da Carmela Guarracino e realizzata
dal parroco, don Antonino De Maio con il supporto degli operatori della Parrocchia dei Colli di Fontanelle.
Trattasi della vendemmia comunitaria, eseguita come ai vecchi tempi e pensata per i bambini dei Colli.
Si è poi trasformata, in itinere, in manifestazione allargata, aperta a tutti, dato che hanno chiesto di
partecipare anche bambini e adulti di altre zone.
I partecipanti, circa 200, si sono radunati nell’ ex-Cava, in via Sant’Agata, come da programma, per recarsi,
attraversando il lungo e arduo sentiero boschivo delle Pantanelle, nel vigneto, alla Malacoccola, messo a
disposizione di tutti dai proprietari, animatori della Parrocchia.
Giunti qui, tutti i presenti si sono improvvisati provetti vignaioli e, impugnate le cesoie, si sono prodigati
nella raccolta dell’uva.
Che spasso vedere tutti, grandi e piccoli, intenti a lavoro sotto il cocente sole, madidi di sudore!
Quelli che si sono divertiti di più sono stati i bambini e i ragazzini che hanno potuto raccogliere in piena
libertà i numerosi grappoli d’uva che pendevano dalle viti, non disdegnando di tanto i tanto l’assaggio di
qualche succoso acino.
Per molti questa era la loro prima esperienza di vendemmia in un vero vigneto.
Presto è arrivata l’attesa pausa della merenda, come da tradizione contadina: fetta di pane con olio di oliva o
con aglio, pomodoro e olio. Anche i più piccoli, più abituati alle merendine in commercio, hanno gradito
questo cibo, semplice e genuino, tanto che ne hanno chiesto altro. Da bere ovviamente solo acqua.
Dopo la sosta, tutti hanno ripreso la raccolta riempiendo tutte le cassette a loro disposizione: c’era chi
tagliava i grappoli, chi metteva l’uva nell’apposita cassetta e chi la trasportava fuori dal vigneto nel punto
indicato da don Tonino che, intanto, fornito di megafono, dettagliava il programma, forniva chiarimenti e
impartiva disposizioni.
L’arrivo di un mulo tirato dal proprietario ha fatto sperare in un impensato, ma desiderato aiuto nel
trasporto delle cassette più pesanti.
Comunque, tra i filari delle vite, si respirava aria di festa e di allegria: straripava la gioia dei più piccoli.
Terminata la raccolta, tutti i partecipanti, attraversando il panoramico sentiero del Pizzo, sono ritornati alla
ex-Cava dove gli animatori avevano predisposto, anzitempo, tutto l’occorrente per continuare la
vendemmia.
Qui, tutti, seduti in circolo, hanno seguito la spiegazione dell’agronomo Giuseppe Coppola sulle diverse fasi
del lavoro della vendemmia per arrivare dalla raccolta dell’uva alla produzione del vino: dalla preparazione
dei recipienti e delle botti, attraverso la lavatura con acqua calda, aromatizzata con finocchietti selvaggi, alla
tradizionale lavata dei piedi; dalla pigiatura dell’uva con i piedi alla torchiatura dei raspi e, infine, dalla
produzione all’assaggio del mosto.
Dalla teoria si è subito passato alla pratica e, a turni, partendo dai più piccoli, i bambini, lavatisi i piedi,
sono entrati nei recipienti pieni d’uva per la pigiatura.
È inutile raccontare quanto si siano divertiti!
Sguazzavano nel mosto sorridendo ed è stato difficile per gli animatori tirarli fuori da quei contenitore
allorquando bisognava trasferire i raspi nel torchio.
A fine pigiatura e diraspatura, è seguito il pranzo comunitario preparato, sempre nell’ottica della sana
cucina, dagli organizzatori dell’evento: pasta al forno, frittata di spaghetti, lasagna con zucca e fagiolata. Non
sono mancati i dolci casarecci come la torta di crema della nonna. Il tutto accompagnato da buoni vini locali.
A conclusione tutti i presenti hanno potuto gustare il mosto prodotto, prima del suo definitivo versamento
nelle botti dov’è destinato poi a fermentare per trasformarsi in vino.
Chi, come me, ricordava con nostalgia la “vendemmia d’altri tempi”, per un giorno si è sentito trasportato
nel passato e ha rivissuto gli stati d’animo della propria infanzia: la spensieratezza della giovane età, la gioia
e lo svago; ha ritrovato la voglia di vivere a contatto della natura, di girovagare per i campi, di divertirsi con
poco; ha percepito i profumi e i sapori del passato nell’odore delle foglie e dei grappoli delle viti, appena
recisi, e nell’assaggio dei succulenti acini d’uva.
Personalmente, ho anche gioito e condiviso l’entusiasmo dei bambini che con stupore si sono fermati ad
osservare dettagli che sfuggivamo ai più, come un piccolo ragno intento a tessere la propria ragnatela, un
fiore sbocciato nel prato, una mora tra i rovi, i raggi del sole che filtravano tra i rami degli alberi...
Nel ruolo che mi compete di animatore della Comunicazione e della Cultura, ho cercato di “ricordare”
questa stupenda esperienza comunitaria nel racconto dell’evento e nei numerosi scatti, spesso fatti su
richiesta, pubblicati sul sito della nostra Parrocchia al seguente indirizzo web:
http://www.nativitadimariavergine.it
Di certo, esperienze così andrebbero favorite e ripetute nel tempo perché caratterizzano il vero spirito di
solidarietà e di condivisione di una comunità cristiana in cammino.
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