lunedì 23 settembre 2024

Giancarlo, la sua vita una lezione di legalità «Un esempio per tutti»

«Dalla sede del Mattino a Bruxelles il lungo viaggio anticlan della Mehari 

IL CASO 

di Daniela De Crescenzo - Il Mattino 

Sembrava facile, troppo facile. La notte del 23 settembre 1985, quando videro comparire la Mehari verde di Giancarlo Siani, i killer dei Nuvoletta pensarono che quell'auto scoperta facilitasse il loro compito: sparare a un bersaglio senza riparo era un gioco da ragazzi. Non sapevano che quella jeep avrebbe percorso ancora migliaia di chilometri raccontando la vergogna di quell'agguato. Un viaggio cominciato in salita: le indagini che non decollavano, la fatica a sopravvivere in una città dove il terremoto aveva arricchito i clan, rendevano difficile il cammino della memoria. E così, in quel settembre del 1985, i primi a scendere in piazza per Giancarlo furono gli studenti. Dopo l'uccisione del sindaco di Pagani, Marcello Torre, e del consigliere comunale di Ottaviano, Mimmo Beneventano, mentre nelle strade infuriava la battaglia tra la Nco di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia di Nuvoletta, Bardellino e Alfieri, gli studenti avevano creato un coordinamento anticamorra e, con l'aiuto del vescovo di Acerra, don Antonio Riboldi, il 12 novembre del 1982 avevano marciato proprio ad Ottaviano. Il 27 settembre 1985, quattro giorni dopo la morte di Giancarlo, erano tornati di nuovo in piazza e poi il 29 ottobre avevano invaso Torre Annunziata. Intanto a Napoli Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, e Geppino Fiorenza, intellettuale impegnato sul terreno dell'educazione, avevano fondato un'associazione nel nome di Giancarlo.


 

La Regione dal canto suo aveva varato una legge per l'educazione alla legalità nelle scuole. Paura e diffidenza segnarono l'avvio del cammino, come ha poi ricordato Paolo Siani. "Siete proprio sicuri che sia stato ucciso dalla camorra?" domandavano in tanti. Solo dieci anni dopo quando si arrivò all'arresto dei killer del clan Nuvoletta, ogni dubbio sarebbe stato fugato. Intanto, negli anni Novanta, mentre il movimento degli studenti si oscurava, andava avanti il lavoro dei docenti, guidato dall'Associazione Siani e nel 1994 a Parco Imperiale, a Gragnano, la preside Nora Rizzi inaugurava la prima delle tante scuole intitolate a Giancarlo. Poi, nel 2005, la nascita di "Libera associazioni, nomi e numeri contro le mafie", di cui era presidente don Luigi Ciotti. E in quello stesso anno, miracolosamente ricomparve la Mehari di Giancarlo. Sequestrata dall'autorità giudiziaria, era poi stata venduta all'asta. A recuperarla fu l'allora consigliere regionale Michele Caiazzo: "Nel mio ufficio avevo gli articoli di Giancarlo racconta Un giorno un amico guardandoli mi chiese: "Conosci la famiglia Siani?" e mi spiegò di aver acquistato la Mehari. "Devi darmela" replicai. Un mese dopo la Mehari era al sicuro a Pomigliano, la città di cui ero stato a lungo sindaco. Solo a quel punto chiamai Paolo e insieme decidemmo che il viaggio di Giancarlo doveva riprendere su quella macchina, simbolo di legalità". Da quel momento la Mehari ha fatto molta strada, è stata al Duomo di Napoli, alla Camera dei Deputati, Senato, al Comando Generale dei Carabinieri, fino al Parlamento Europeo. È stata protagonista del film di Marco Risi, Fortapàsc. Ha compiuto il viaggio della legalità fino in Emilia Romagna, è tornata nella sede del Mattino di via Chiatamone, da dove era partita la sera del 23 settembre del 1985, si è fermata in una sala del Pan, fino ad arrivare a Villa Bruno dove oggi sarà inaugurata la nuova sala della memoria.

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