Meta - Stato di allerta sulle spiagge del litorale metese dove cresce la psicosi per unabomber, il folle, ma da indiscrezioni investigative potrebbero essere almeno in due, che dal 17 agosto scorso sta disseminando ordigni esplosivi sugli arenili degli stabilimenti balneari. Dopo il “Lido Marinella” protagonista del primo ritrovamento dell’ordigno nel pomeriggio di martedì 17 agosto, nel pomeriggio dell’altro giorno 24 agosto, ancora di martedì, l’attenzione di unabomber si è spostata sullo stabilimento balneare “Bagni Resegone” dove gli artificieri hanno prelevato e neutralizzato intorno alle 22 e 30 un secondo ordigno pressoché identico al precedente. L’ordigno sarebbe stato trovato da alcuni pescatori seminascosto sotto una barca in prossimità della battigia e successivamente spostato nel posto da dove gli artificieri lo hanno prelevato. Tutte le operazioni sono condotte dai carabinieri della compagnia di Sorrento coordinati dal capitano Massimo De Bari, sul posto anche i marescialli Daniele De Marini e Nicola Mariniello rispettivamente delle stazioni dei carabinieri di Piano di Sorrento e di Sorrento. Alcune testimonianze raccolte sul posto raccontano di almeno altri due ordigni che sarebbero stati ritrovati da pescatori e gettati in mare. Se tale ipotesi venisse confermata gli ordigni salirebbero ad un totale di 4 e la telefonata anonima delle 13 e 45 di mercoledì 18 agosto al centralino del commissariato di Sorrento coordinato dal vicequestore Antonio Galante con la quale una voce avvertiva che sulle spiagge sarebbero stati nascosti una decina di ordigni prenderebbe solidamente corpo. Entrambi gli ordigni rinvenuti sono della stessa fattura con un tubo di acciaio di circa 15 centimetri all’interno del quale gli artificieri hanno rinvenuto una carica di polvere pirica che si sarebbe azionata grazie ad un pistoncino spinto da un grosso chiodo. L’inerzia dell’ordigno sarebbe però tanto semplice quanto difficile da innescare. I carabinieri hanno accertato che la pressione da esercitare sul chiodo affinchè si abbia l’esplosione della polvere contenuta all’interno del tubo di acciaio dovrebbe raggiungere un livello molto alto, pertanto è da escludere che gli ordigni potessero essere azionati da qualche bagnante che inavvertitamente li avesse calpestati. Sembrerebbe un segnale chiaro da parte del presunto unabomber che non vorrebbe causare danni a persone e cose ma solo perpetrare una strategia del terrore. Una tattica che sta dando i suoi frutti, entrambi gli stabilimenti colpiti dal ritrovamento degli ordigni hanno ripreso a funzionare accusando però un calo di visitatori durante le ore del giorno e durante quelle serali quando i lidi funzionano da ritrovo e pizzeria. Nessun aiuto per le indagini dalle telecamere a circuito chiuso disseminate sulle aree interessate con il sistema di videosorveglianza del Comune indirizzato solo sul piazzale e con quelli degli stabilimenti balneari che sorvegliano ingresso ed uscite ma non la battigia a contatto con il mare. Del tutto abbandonata da parte degli inquirenti la pista della bravata con il doppio ritrovamento degli ordigni in due stabilimenti balneari diversi oltre alla scoperta sui Colli di San Pietro nella zona di via Nastro Azzurro di una busta semibruciata all’interno della quale i carabinieri hanno trovato due confezioni di raudi per un totale di 150 sezionati e privati della polvere pirica che fa pensare ad un disegno terroristico ben preciso. Le indagini sono rivolte ai controlli delle attività commerciali del territorio in possesso di licenza per la libera vendita di fuochi pirotecnici ed ai negozi di ferramenta dove potrebbero essere stati venduti le parti di tubo in acciaio utilizzate per confezionare gli ordigni. Sotto controllo anche la schedatura di pregiudicati ultimamente tornati in libertà che potrebbero essere affetti da mania di ossessione e persecuzione. Al momento i carabinieri non escludono le piste che conducono al mondo del lavoro precario e della disoccupazione. Non è stato mai trovato ed arrestato, infatti, l’unabomber che la domenica dell’11 settembre 2002 terrorizzo l’intera penisola sorrentina seminando ordigni di manifattura artigianale sui binari e nelle stazioni della circumvesuviana di Sorrento, Sant’Agnello e Piano di Sorrento costringendo i funzionari della circumvesuviana a dichiarare il blocco per una intera giornata delle corse da Sorrento verso Napoli per bonificare il tratto ferroviario compreso tra Sorrento e Castellammare di Stabia. Nella fattispecie gli ordigni erano costituiti da lattine contenenti liquidi infiammabili legate con nastro adesivo a cui erano attaccati alcuni petardi. Nelle stesse ore un ordigno rudimentale era esploso nelle vicinanze di un ristorante di Vico Equense. Dopo otto anni l’autore del folle gesto è rimasto ancora ignoto. (di Vincenzo Maresca il Giornale di Napoli)
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