Il giallo della petroliera
Piano di Sorrento - «Nonostante le rassicurazioni della Farnesina e della compagnia D’Amato, sono due settimane che non abbiamo alcuna notizia precisa di nostro figlio. E questo non fa altro che accrescere la nostra preoccupazione». Sono in preda allo sconforto Antonio e Luisa Cesaro, genitori di Gianmaria, il giovane marittimo sequestrato dai pirati somali il 7 febbraio scorso insieme agli altri membri dell’equipaggio della petroliera Savina Caylyn. Sono trascorse già due settimane dall’ultima telefonata di Gianmaria, in cui il giovane allievo di coperta aveva rassicurato i familiari circa le proprie condizioni di salute: «Dalla voce ci era sembrato più sereno – spiega il papà Antonio – e ci aveva riferito anche che tutti i membri dell’equipaggio stavano bene». Da due settimane a questa parte, però, il telefono tace. Le autorità impegnate per il rilascio della Savina Caylyn provano a tranquillizzare le famiglie dell’equipaggio, lasciando intendere che le trattative coi pirati proseguono senza sosta. La famiglia di Gianmaria resta in costante contatto con l’unità di crisi attivata dal ministero degli Affari Esteri. Filo diretto anche con Luigi D’Amato, patron della compagnia di navigazione della quale la Savina Caylyn fa parte, e col sindaco di Piano di Sorrento, Giovanni Ruggiero, che ha assicurato il proprio impegno a 360 gradi per una rapida soluzione della vicenda: «La Farnesina e il sindaco ci ripetono che la trattativa è a buon punto – continua Antonio Cesaro – Ma al di là di questo, non abbiamo notizie precise sulla sorte di Gianmaria. Speriamo davvero che possa ancora chiamarci». A mitigare l’angoscia arrivano le notizie riferite dai familiari di alcuni dei 17 indiani che lavorano a bordo della Savina Caylyn. Secondo quanto riferito al capitano d’armamento della compagnia, i 22 membri dell’equipaggio sono tutti in buone condizioni fisiche e sulla nave ci sono acqua e viveri a sufficienza. I pirati, inoltre, avrebbero consentito all’equipaggio di muoversi più o meno liberamente sulla petroliera, a differenza dei primi giorni di sequestro, quando i marittimi erano stipati in una sola cabina sotto il tiro dei kalashnikov dei terroristi. Ma non è tutto. Sempre secondo quanto riferito dai marittimi indiani ai propri familiari, l’equipaggio sarebbe anche libero di effettuare i lavori di manutenzione della nave e di curarne il carico. Tra pirati ed equipaggio, addirittura, ci sarebbe stato uno scambio di beni, in particolare di vestiti. Oggi, intanto, è in programma un incontro tra Antonio Cesaro e i vertici della compagnia D’Amato: dalla riunione, che si terrà presso gli uffici napoletani della compagnia, potrebbero emergere informazioni più dettagliate sulle condizioni dell’equipaggio. (Fonte: Ciriaco M. Viggiano da il Mattino)
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