di Filomena Baratto*
Vico Equense - Ci sono luoghi che evocano, luoghi di eccellenze, connubi che si fondano sulle tendenze del posto, sul saper fare e sulle esclusività. Vico è uno di questi. Parliamo di latticini? Sappiamo dove andare, di moda, anche, parliamo di pizza, qui c’è l’Università. E che dire del gelato? C’è il maestro! Questa non è una presunzione ma acclarata fama riconosciuta alle nostre eccellenze. Presentavo un libro a Roma e mi chiesero di dov’ero. Ogni volta racconto le mie origini e mi piace dire che sono nata a Vico Equense, se non altro per esserne andata via troppo presto ed esserci tornata da adulta. Ma, come spesso accade, si ritorna sempre sul luogo delle origini. Lo vuole il nostro DNA, ci riportano a casa i ricordi, lo vuole l’educazione che non ci vuole affettuosi con ciò che ci appartiene. Ho potuto apprezzare le eccellenze di Vico da adulta, non ne sapevo nulla fino a quando non sono ritornata, quando in ogni parte mi parlavano di tutte le cose buone di questa terra ed io, che vi ero nata, sembravo un’estranea. Conoscevano Gabriele, la Pizza di Gigino, Cherie Mode, e poi Franco del buon pane…e mi scuso se non allungo la lista e sembra che faccia un torto agli altri. Rimasi senza parole per come conoscessero il mio luogo. Ma allo stesso tempo, facendo una disamina dei vari esercizi commerciali di Vico, ed essendo a contatto con i libri, mi resi conto che mancava una vera e propria libreria.
Questa riflessione è ritornata qualche giorno fa parlando con amici di Vico che mi hanno confermato quanto da me pensato. Una libreria! Vico ha bisogno di una grande libreria, un megastore dove rimpinzarsi di libri proprio come quando si va alla Pizza a Metro o da Gabriele o da Franco. Mangiare con gli occhi la lettura di testi su testi, dove trascorrere il tempo salendo dalla spiaggia, o correre alla ricerca di quel libro che ci piace tanto, dove andare a prenotare le cose da leggere o dove semplicemente far scorrere tra le mani i tomi con tante belle copertine ricche di colori ed immagini. La lettura a Vico può sembrare un controsenso! Un luogo di tante bellezze mozzafiato non si può prendere il lusso di lasciare gli abitanti seduti a sognare. Solo guardando il paradiso in cui siamo immersi, possiamo azionare la nostra fantasia a più non posso senza il bisogno di un libro da leggere. Per un libro c’è sempre tempo e rimandiamo a dopo: dopo il mare, o la montagna, o dopo essere andati a prendere l’acqua alla Sperlonga, o dopo un giretto in motorino per la città, o dopo un caffè al bar con gli amici. Diciamoci la verità, non si ha proprio il tempo di leggere, ma quello di passeggiare sì, tutt’al più una lettura ai quotidiani con una tazzina di caffè al bar Zerilli, o da Vincenzo, o ancora scambiare quattro chiacchiere in edicola, parlare con gli amici in mezzo alla strada, o andare alla Galleria Guildenstern lasciandosi affascinare dalla proprietaria, Valentina che in un battibaleno ci informa delle locandine e dei manifesti della sua galleria. Questo è il vero problema di Vico, troppo bella per darsi alla lettura. Ma al punto in cui siamo, io lancio la sfida, quella di pensare seriamente a una libreria che capti l’attenzione, facendo in modo di non andare altrove a fare scorte di libri da leggere sotto l’ombrellone, o in collina, a sul cocuzzolo della montagna buttati in un prato o per non lasciarsi prendere dai “momenti no”. Un libro è come un buon amico: non si lamenta, non ci chiede nulla, sempre disponibile, può stare in ogni angolo e chissà…può darci anche delle folgorazioni. E non stiamo lì a porci mille domande su quanto debba essere grande, il punto dove collocarla, il genere di libri a cui dedicarsi o ancora il nome da darle. Direi di lasciare tutto al caso. 20 metri quadrati vanno bene, pur di iniziare, come diceva l’amica Daniela, purchè sia assortita di libri adatti per ogni età; che non contenga solo titoli solleticanti…che abbiano di sfumature per intenderci…o che parlino di argomenti poco attinenti alla realtà del luogo. Come nome inseriteci la parola “amore” porta bene, tipo: “ Libri da amare”, “Un amore di libro” per esempio, o anche “Castelli di libri” o ancora” Te lo dico con un libro”, Vediamoci al librometro”, “Vai col libro” e mi fermo altrimenti la fantasia prende il volo e ci scrivo un libro su anch’io. Un’altra considerazione da fare è collocarla vicino a un esercizio alimentare di grande portata dove, mangiare induca a leggere e leggere potrebbe far venire fame. Pensate come sarebbe bello uscire da un libro horror ed entrare nella gelateria accanto a prendere un gelato come “zuccherino”dopo le paure avute, o finire le famose sfumature e andare al ristorante per “sfamarsi”. Se crediamo che una libreria possa inficiare bellezze e interessi del posto, siamo fuori luogo, credo possa solo incrementare e valorizzare quello che di bello già abbiamo e vi è nella nostra terra. Aspetto vostre iniziative, ho lanciato l’idea, il resto a voi, popolo fantasioso e geniale!
*Filomena Baratto è nata a Vico Equense. È laureata in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli e insegna nella Scuola Primaria da 29 anni. Sin da piccola ha manifestato una spiccata propensione per l’arte, a cominciare dalla pittura, talento a cui si aggiunge anche la musica con lo studio del pianoforte. A queste sue passioni unisce anche la scrittura. Inizia a pubblicare nel 2010 in seguito a un evento familiare che la scuote profondamente e che le dà la spinta a pubblicare la raccolta di liriche Ritorno nei prati di Avigliano, Alberti Editori. Segue poi, nel 2012, il romanzo Rosella edito da Sangel Edizioni e ancora la raccolta di racconti Sotto le stelle d’agosto, Graus Editore nel 2013.
Nessun commento:
Posta un commento