sabato 25 luglio 2015

Lucio Dalla ritorna nell’amata Puglia

Lucio Dalla ritorna nell’amata Puglia. Il legame del cantautore bolognese con la terra pugliese e le terre del Sud aveva radici antiche: le estati dell’infanzia trascorse a Manfredonia; i soggiorni della maturità alle Isole Tremiti, dove teneva casa e dove compose molti dei suoi album di successo; la conoscenza dei dialetti locali, che non rappresentava un vezzo da esibire, a conclusione dei concerti, ma era congeniale alla sua poetica, al suo modo di rapportarsi con il pubblico e alla sua concezione della musica pop, un fatto di sostanza culturale, non un accidentale derivato dell’esperienza; il sodalizio, umano e artistico, con Matteo Salvatore, il cantastorie del Gargano, espressione autentica della terra sipontina, conosciuto nei primi anni Sessanta, in memoria del quale, Lucio partecipò, nel settembre del 2011, a Manfredonia, al concerto in suo onore, “Il bene mio”. Il cantautore bolognese sarà protagonista di una serata-omaggio musicale, a lui dedicata, venerdì 31 luglio 2015, alle ore 19.30, a Barletta, nel Palazzo del Governo (Via Cialdini, 60), con la presentazione del romanzo biografico di Raffaele Lauro “Caruso The Song - Lucio Dalla e Sorrento”, edito da GoldenGate Edizioni. La manifestazione, fortemente voluta dagli amici pugliesi di Dalla, patrocinata dalla Prefettura di Barletta Andria Trani e dal Comune di Barletta, organizzata dall’Associazione Ambiente Europa, sarà aperta dai saluti di benvenuto di Clara Minerva, Prefetto di Barletta Andria Trani, e di Pasquale Cascella, Sindaco di Barletta. Verrà moderata dall’avvocato Maurizio Altomare.
 
Interverranno, come relatori, due amici storici di Dalla: il giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe Dimiccoli, e il capo dei servizi creativi di RCA, Francesco Logoluso, il quale ideò, con Lucio, tra le altre, la celebre cover manfredoniana di “4 marzo 1943”. Concluderà l’on. Filippo Caracciolo, Consigliere della Regione Puglia. “Lucio Dalla rivendicava a questa terra, come a Sorrento - ha dichiarato Raffaele Lauro -, l’appartenenza alle sue radici e alla sua cultura. Era convinto che l’Italia si sviluppasse da Roma in giù e che l’anima del Sud impregnasse le canzoni di Matteo Salvatore, un’autentica bandiera sociale, per il modo in cui condusse la propria esistenza, un artista che conferì alla sua musica una forte funzione provocatoria di denuncia”.

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