Vittorio Sgarbi |
Napoli - Il taglio dei contributi ai giornali locali resta un chiodo fisso del vicepremier Luigi Di Maio. Onorevole Vittorio Sgarbi, lei è componente della commissione Cultura alla Camera: qual è la sua posizione sulla rivoluzione annunciata dai Cinque Stelle attraverso le parole del loro capo politico e sottosegretario all'editoria, Vito Crimi? «La turpe relazione di Vito Crimi è il segnale evidente di una visione da regime nella quale la libertà dei giornali non importa. E' evidente che ridurre fino ad eliminare i contributi significa una sola cosa: impedire l'indipendenza dei giornali che chiaramente non potranno più sopravvivere». Luigi Di Maio dice che senza i fondi dello Stato i giornali saranno più liberi. Che vivranno solo se conserveranno l'appeal, cioè se venderanno copie. «L'obiettivo è chiaramente quello di controllare l'informazione e di andare verso una Repubblica stalinista, lo stesso reddito di cittadinanza con uno stipendio uguale per tutti va in questa direzione. L'attacco sferrato ai giornali dal Movimento Cinque Stelle, così come ai giornalisti, è più forte anche di quello che abbiamo visto durante l'epoca di Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema». Il presidente della Commissione Cultura, Luigi Gallo, in un'intervista rilasciata a Metropolis ha ribadito però quella linea, arrivando a paragonare la stampa ai motori a scoppio. «Si, ho letto quell'intervista, ed è evidente, in tutta la sua drammaticità, una mentalità meccanicistica esclusivamente legata a Casaleggio. La stampa non cessa di esistere o di avere una funzione perché arriva la televisione o internet».
Per il Movimento Cinque Stelle i giornali hanno diritto ad esistere solo se vendono copie. «E' un paradosso da capitalisti. Se un libro rispetto ad un bestseller vende soltanto trecento copie non significa che va soppresso, ma anzi va salvaguardato. Così come una rivista o un giornale che tra l'altro possono vendere poco, ma dire cose più utili di chi fa molte copie. La cultura non è una mercé, non ha carattere quantitativo. Ma è data dalla tutela del maggior numero di minoranze possibili, dalla possibilità di poter esprimere opinioni. E il compito, il dovere di un Governo è creare condizioni affinchè questo avvenga». La linea del Movimento Cinque Stelle invece condanna i piccoli giornali editi da cooperative di cronisti e senza padroni, che con i tagli vanno verso la chiusura. Così resteranno in piedi solo i grandi gruppi editoriali, l'opposto della battaglia sbandierata dai grillini. «Resta in ogni caso una battaglia di principi astratti, dove la realtà è scollegata dalle esperienze del territorio». Onorevole Sgarbi, a questo punto le voci indipendenti ed i piccoli giornali sono spacciati? «La Commissione Cultura è indignata dalla posizione di Crimi ed abbraccia la crociata di Metropolis come di altri quotidiani che percepiscono i contributi. Ci batteremo in tutte le sedi per garantire i più piccoli, le minoranza a nome della libertà e della pluralità d'informazione». Ci riuscirete? «Noi ci proveremo, ma sappiamo che è una lotta tanto giusta quanto impari, avendo loro il 60% dei componenti, è impossibile così che si creino le condizioni per qualunque tipo di ragionamento. Confidiamo che il Governo non resti in piedi». Qualcuno dice che siamo già alla resa dei conti tra Salvini e Di Maio. «E' un'ipotesi che sta in piedi, visto anche quanto sta accadendo sul decreto sicurezza, che implodano per la loro incapacità». Se dovesse passare la linea di Di Maio e Crimi devono preoccuparsi solo i cronisti? «Non credo. La riduzione dei contributi ai giornali nel 2019 e l'eliminazione nel 2020, cosi come annunciata da Crimi, toglierà fiato ai giornali ed alla loro autonomia. Quello che rischiamo con la scomparsa di tanti giornali locali ed indipendenti ci riguarda tutti ed è un attacco alla nostra democrazia, alla libertà di stampa e di opinione».
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