lunedì 18 febbraio 2019

Il romanzo rosa

di Filomena Baratto

Castellammare di Stabia legge molti romanzi rosa, lo dice Amazon stilando una classifica e ponendo la città ai primi posti. Quanto basta per far dire a un consigliere comunale, rivolgendosi alla maggioranza, che non c’era niente da inorgoglirsi visto che l’arenile della città è tra i peggiori d’Italia. Che una giunta comunale legga romanzi rosa non è poi così declassante al punto da renderla incapace di prendersi cura della città. Il fatto mi ha indotto a fare una disamina sul romanzo rosa. Quando si usa questo termine, non solo per i romanzi, ma in genere, si racchiude sempre un qualcosa di effimero, leggero, femminile, riducendo il tutto a una incapacità. E già si parte con una disparità. Qualsiasi lettura arricchisce, che sia un articolo di giornale o una pagina di romanzo rosa o psicologico, o umoristico… La lettura è un processo interiore che affina la mente e allarga gli orizzonti. Dovremmo conoscere allora i generi letterari e tra questi il romanzo. All’interno di esso quello rosa ne è una parte cospicua e chi li legge, sicuramente non si rammollisce. Per Giuseppe De Robertis è indispensabile “saper leggere” che corrisponde a:” guardare l’imponderabile, acquistare il senso dell’imponderabile, rapire quanto si può più di segreto alla pagina, in questi primi sondaggi che precedono il giudizio”. Per Benedetto Croce non esistono generi letterari, la disputa è tutta su ciò che è poesia e ciò che non lo è. Per Croce è impossibile definirli e caratterizzarli con rigore. Il romanzo rosa è un genere che parla di storie d’amore, a lieto fine, seguendo uno schema, dove molto spesso ci si può identificare. Esso offre una lettura tranquilla, portando a un appagamento interiore come se si vivesse in prima persona la storia. Identificarsi nelle storie è un modo di crescere, sperimentare situazioni che mai si vivranno. La lettura fa scoprire aspetti dei sentimenti che forse conosciamo appena o che non prendiamo nemmeno in considerazione.
 
L’amore non lo si conosce mai abbastanza e chi non ne parla o ne parla male è per non conoscerlo affatto. Che i romanzi rosa siano prettamente femminili è un mito da sfatare. L’uomo ne ha bisogno quanto la donna e chi li disdegna ha sicuramente problemi nella sfera sentimentale. Cosa succede se un uomo legge un libro rosa? E’ più debole? E la debolezza nasce dal parlar d’amore? O dal leggere romanzi scritti da donne? La forza maschile è data da cosa? O da dove nasce se non da un equilibrio interiore fatto d’amore? Storie del genere e a un lieto fine non soddisfano più visto che oggi siamo abituati agli orrori, alle tragedie, ai traffici di ogni tipo, alle truffe, alle prevaricazioni, soprusi, abusi, omicidi… Liala ha cresciuto generazioni di donne e di uomini, lo stesso Jane Austen con i romanzi: “Orgoglio e pregiudizio e Ragione e sentimento. Releghiamo al colore rosa una letteratura femminile fatta di sospiri e di vissero felici e contenti. La fiaba è roba da femminucce, mentre i libri che sparano veleno, sentimenti contrastanti, tensioni, sono da uomini. Per educare i sentimenti ci vogliono letture e letture. Diciamo allora che un romanzo va considerato solo per un fatto: se scritto bene o male. Noto sempre con grande piacere alle presentazioni di libri che gli uomini, quando si avvicinano alla lettura, lo fanno con maggiore interesse delle donne. Dal primo romanzo rosa italiano Signorsì di Amalia Liana Negretti Odescalchi in arte Liala, degli anni ‘30 a oggi, n’ è corso di tempo. Il romanzo rosa è il genere più letto in assoluto. Rispecchia sempre la società e le mode. La sua azione educativa che ne scaturisce è proporzionata al successo che ottiene. Se il genere rosa è quello più facilmente fruibile dalla massa, si dovrebbe avere una responsabilità maggiore di quello che si scrive. Chi legge questo tipo di romanzi non è detto che non legga altro. E non significa che il rosa non sia un romanzo di spessore. Educare richiede quasi degli schemi cui attribuire delle categorie per comprendere la nostra interiorità. Riconoscersi in quello che si legge è il modo più semplice di confrontarsi. Si ha sempre bisogno del fatidico C’era una volta, di leggere fiabe per sempre in un tempo eterno in cui ci rotoliamo e non c’è alcuna distinzione tra letteratura rosa e altra. A ciascuno il suo libro, la sua immersione, senza controindicazioni sia che si tratti di lettori forti che per caso. Leggere non può che arricchire e chissà che una letteratura al femminile non sia più istruttiva che mai. Governare richiede intelligenza e capacità di gestione mentre leggere è un esercizio intellettivo e i tipi di letture non hanno conseguenze negative nella soluzione dei problemi. Il rosa piace per avere le qualità della fiaba, della magia, dell’immersione totale nella storia che è poi quella che spinge a immergersi nelle pagine. Bisogna leggere ciò che piace, ciò che interessa, altrimenti è uno studio e non più attività libera. Che l’arenile sia da bonificare e renderlo migliore è un conto, ma che la maggioranza non ne prenda atto per darsi alla lettura rosa è incongruente se non insidioso laddove genera una querelle di genere.

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