lunedì 6 marzo 2017

La Crimea e la penisola sorrentina. Mondi lontani, legati dal mare e dalla storia

Il giornalista Stefano Mensurati e il Sindaco Andrea Buonocore
Vico Equense - Questa mattina nella sala delle Colonne della Santissima Trinità e Paradiso si è svolto il convegno “Gli italiani in Crimea, un genocidio dimenticato” organizzato dalla sezione della Lega Navale di Vico Equense, con il patrocinio del Comune di Vico Equense. All’incontro ha partecipato il Sindaco di Vico Equense Andrea Buonocore, il vicedirettore del Giornale Radio Rai Stefano Mensurati, lo storico Biagio Passaro e le dirigenti scolastiche Debora Adrianopoli e Alberta Maresca. “Una tragedia dimenticata. - spiega il sindaco Andrea Buonocore - Una drammatica e sconosciuta pagina della storia italiana. Una storia che ci insegna cosa sia il totalitarismo: la massima espressione della soppressione dei diritti e della libertà. Solo conoscendo, approfondendo e riflettendo su quanto è accaduto in passato possiamo evitare che simili barbarie si ripetano.” Per tutto l’ottocento e il novecento i naviganti della penisola sorrentina consolidarono la loro presenza nei porti russi di Odessa e Kherson e in quelli rumeni alla foce del Danubio. A seguito di questi scambi, famiglie di marinai e commercianti, si stabilirono nelle regioni della nuova Russia. A vantaggio dei velieri mercantili napoletani, nel trattato del 1787 era stata inserita una clausola segreta che permetteva loro di attraversare gli stretti presidiati dai turchi e ancora interdetti alla libera navigazione, e entrare nel mar Nero alzando la bandiera moscovita. Se ne avvantaggiò molto la marineria sorrentina, che ebbe la possibilità di estendere le proprie rotte ai porti della foce del Danubio e della Crimea: portavano vino, olio, frutta secca e prodotti lavorati e caricavano legname, ma soprattutto grano per Marsiglia o per l’Europa nord occidentale.
 
E’stata anche allestita una mostra, sedici pannelli fotografici che narrano la storia della comunità italiana, emigrata tra il 1820 ed il 1870 in Crimea, e poi deportata nei gulag del Kazakistan nel 1942 per ordine di Stalin. La deportazione della comunità è stata terribile: oltre un mese in vagoni ferroviari piombati per attraversare le steppe desertiche fino al Kazakstan mentre i più deboli, bimbi, anziani e malati che morivano, erano abbandonati dai treni in corsa come rifiuti. La persecuzione è terminata nel 1956 con Chruscev ma la comunità era ridotta ai minimi termini provata dalla terribile esperienza; sono passati altri anni fino a giungere alla riabilitazione totale effettuata a Putin. Gli italiani di Crimea, hanno passaporto ucraino ma sono russofoni (la Crimea è stata parte della Russia fino al 1956) e, ora vivono il difficile momento della penisola che ambisce a tornare parte integrante della Russia.

FOTO DELL'INCONTRO

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