Si immagini che da domani
la Campania si allinei ai paesi civili e che i consorzi di bacino, tenendo fede allo scopo ufficiale per il quale furono assunti 2400 lavoratori, centrino il 40% di raccolta differenziata, previsto dalla Finanziaria 2007. Almeno la metà del materiale raccolto — gli scarti di cibo e di agricoltura — non potrebbe essere riciclata; non si saprebbe cosa farne e finirebbe comunque in discarica. Non c'è infatti un solo impianto di compostaggio, uno di quei capannoni dove la parte umida del rifiuto — che è anche la più problematica da gestire, perché produce percolato, se viene abbandonata — ossigenata e rivoltata, diventa fertilizzante o materiale per riqualificare le cave. Stesso discorso per i digestori anaerobici, che pure potrebbero trasformare il rifiuto umido in fertilizzante. Qualche numero, per rendere l'idea.
La Campania produce ogni anno circa 2 milioni e mezzo di rifiuti, terza in Italia dopo
la Lombardia ed il Lazio. Per legge il 40%, circa 1.100.000 tonnellate ogni 12 mesi, dovrebbe essere riciclato. La metà dei rifiuti prodotti è l'umido. In cifre: oltre 500.000 tonnellate, nella parte che dovrebbe essere differenziata. Servirebbero impianti per una simile capacità, in Regione. Non ci sono e in provincia di Napoli è particolarmente problematico realizzarli, anche perché palazzo Matteotti non ha mai approvato un piano degli insediamenti produttivi, per individuare dove ospitare gli stabilimenti per produrre compost…
continua
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