sabato 20 dicembre 2008

Pd e questione morale torna la sindrome degli ex

Regione Campania - Parole come pietre: «Per il Pd si tratta di un vero e proprio disastro, del crollo assoluto di un codice di comportamento: nel partito ognuno pensa per sè». Le dichiarazioni di Luigi Berlinguer (foto), presidente nazionale dei probiviri del Partito democratico, fanno discutere anche perché l’anziano leader non esita a spiegare la questione morale con antiche divisioni: «Per i democristiani - spiega - è naturale candidarsi anche 20 volte di seguito allo stesso incarico. Per gli ex comunisti no. Avevamo regole ferree per selezionare la classe dirigente. Il ricambio era automatico. Senza ricambio certe distorsioni purtroppo sono inevitabili». Un’accusa diretta alla parte del Pd dalla quale vengono gli esponenti coinvolti nelle inchieste di questi giorni. Dichiarazioni che non lasciano indifferenti gli esponenti campani del Pd. «Effettivamente - afferma Roberto De Masi, delegato del partito alla legalità - nel Pd adesso mancano le ragioni dello stare insieme, la realtà concreta è troppo distante dal progetto politico per colpa della classe dirigente del partito, a qualsiasi livello. Questione morale? Il partito è appannaggio dei signori delle tessere. Non è possibile che nel 2008 ci si debba ancora dividere tra veltroniani e dalemiani così come avveniva a metà degli anni ’90. Al momento provo una notevole distanza politica dal Pd, indipendentemente dalle vicende giudiziarie di questi giorni». Ma le frasi di Berlinguer non piacciono a chi, da ex democristiano, è entrato nel Pd. «Sono concetti fuori dal tempo - spiega il parlamentare Salvatore Piccolo - non ha senso oggi parlare di Dc e Pci. Del resto nel Pd ci sono tante personalità che non vengono da queste esperienze. Mi pare un discorso semplicistico e, per certi versi, manicheo. I colpevoli non stanno solo da una parte». «Noi tutti - incalza il consigliere regionale Pasquale Sommese - abbiamo vissuto il grande travaglio che ha portato alla nascita del Pd. È stato un costo per tutti rinunciare a identità politiche definite. Ma oggi mi pare tardivo e inopportuno parlare di differenze. Sulla questione morale va aperto un dibattito senza pregiudizi». Stessi concetti per chi, quindi, ha percorso l’adesione al Pd dalla parte opposta. «Non credo abbia senso riproporre questi discorsi - commenta Pietro Ciarlo, capogruppo Pd a Santa Lucia - la formazione diversa non significa niente di fronte al progetto nuovo per cui lavoriamo». «La regressione - conclude il consigliere regionale Michele Caiazzo - dei comportamenti è un fenomeno nazionale e non solo di una parte. Oggi il Pd soffre perché le correnti sono un problema ma non ha senso rievocare Dc e Pci. Sono gli individui ad avere comportamenti sbagliati e, quindi, la qualità la dà la selezione che avviene sul campo e non il principio della cooptazione». (Salvo Sapio il Mattino)

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